di Marco Michael Di Palma
Il dibattito sull’intelligenza artificiale (AI) riflette gli interessi e le ansie particolari di ogni categoria professionale che si confronta con questa tecnologia. Nel mondo legale, una parte della professione si concentra sulla figura dell’avvocato e guarda soprattutto al governo e alle condizioni d’uso dell’AI, rassicurata dalla convinzione che, qualunque sia il futuro, i giuristi continueranno ad esistere. Un’altra parte, invece, inizia a interrogarsi sulla sostenibilità del modello che finora ha generato molta ricchezza per gli avvocati d’impresa, mantenendo comunque fiducia nella tecnologia come alleato.
In questo dibattito, le ipotesi e gli avvisi formulati ormai più di un decennio fa da Richard Susskind sembrano ricevere poca attenzione in Italia, ma restano centrali. Tra queste, spicca il ridimensionamento delle compagini e la scomparsa della struttura piramidale ad ampia base. Le nuove figure che emergeranno, secondo Susskind, sono il “consulente esperto di fiducia”, caratterizzato da un approccio altamente personalizzato per problemi e sfide legali complessi, e il “professionista avanzato”, il cui ruolo sarà assistere il consulente esperto con l’ausilio di tecnologie per la standardizzazione e informatizzazione.
Il pronostico di Susskind trova conferma nella recente analisi di Richard Tromans, secondo cui l’attività degli studi legali potrebbe raggiungere un limite di complessità. Mentre l’AI si occuperà di compiti sempre più semplici, e talvolta complessi, non è detto che aumenti proporzionalmente la complessità della consulenza umana. I volumi di lavoro aumenteranno a causa dell’estensione nella società di regolamenti e normative. Tuttavia, questo incremento non implicherà necessariamente la richiesta di competenze più avanzate, ma piuttosto una gestione più efficiente dei volumi stessi. Di conseguenza, le competenze richieste agli avvocati potrebbero non ampliarsi.
In questo scenario, l’aumento della domanda di assistenza garantirà agli studi legali nuove opportunità di guadagno, ma i margini dipenderanno dalla loro capacità di ristrutturarsi per integrare l’AI. Assorbendo molti compiti ripetitivi, l’AI ridurrà la necessità di grandi squadre. Invece, studi legali di dimensioni più piccole gestiranno volumi maggiori con una crescente commoditizzazione dei servizi legali e un’aspettativa sempre più forte da parte dei clienti di pagare sensibilmente meno per i servizi automatizzati. (In questa ottica di trasformazione, sarà interessante capire chi, tra studi legali e il loro assistiti, sarà disposto a passare a un modello di pricing basato sul valore o sull’utilità per il cliente e, se gli assunti attuali sul pricing saranno rivisti, chi prenderà per primo l’iniziativa).
Infine, è fondamentale rivedere il presupposto secondo cui il settore legale si adatterà automaticamente all’AI, come ha sempre fatto di fronte ai cambiamenti tecnologici. Sebbene giuristi e studi legali resteranno necessari, la prosperità non sarà più garantita per tutti solo in virtù dell’appartenenza alla professione. In un mercato sempre più dinamico, saranno premiati i first mover e coloro che sapranno ripensare il proprio modello di business per offrire un valore reale e distintivo ai clienti. Al contrario, scetticismo e riluttanza al cambiamento non saranno più opzioni prive di conseguenze, ma decisioni che comporteranno un costo crescente in termini di competitività.
L’articolo è tratto dalla TopLegal Digital di dicembre 2024 – n. 12. Registrati / accedi al tuo profilo per sfogliarla gratuitamente