Formazione

Diritto sportivo in aula, il caso di Bergamo

Stefano Bastianon, professore di Diritto europeo dello sport presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo: «A livello di formazione accademica sarebbe molto importante ampliare l’offerta formativa mettendo al centro di molti insegnamenti lo sport»

16-07-2018

Diritto sportivo in aula, il caso di Bergamo

 

Dopo aver tracciato uno stato dell’arte del diritto sportivo in Italia attraverso il lavoro dell’Associazione Italiana Avvocati dello Sport (qui l’articolo), abbiamo ascoltato la voce di chi si muove sullo scenario di questo particolare settore del diritto già da alcuni anni. Si tratta di Stefano Bastianon (in foto), professore di Diritto dell’Unione europea e Diritto europeo dello sport presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo, che rappresenta ad oggi un importante punto di riferimento nel nostro Paese per studenti e aspiranti specialisti di diritto sportivo.


Com’è nato il suo interesse per il diritto sportivo?
Il mio interesse per il diritto sportivo, e soprattutto per le sue implicazioni nel più vasto contesto del diritto dell’Unione europea, è nato a seguito dell’esperienza fatta nel lontano 1996 alla Corte di giustizia Ce. Durante quella esperienza, infatti, ho avuto la possibilità di collaborare con il giudice Mancini al quale era stato assegnato il fascicolo relativo al famoso caso Bosman, il calciatore belga che con la sua azione legale ha determinato la scomparsa nel mondo del calcio professionistico europeo sia delle indennità di trasferimento per i calciatori a fine contratto, sia del limite all’utilizzo di giocatori stranieri cittadini dell’Unione europea. Da allora, ho sempre
cercato di mettere lo sport al centro sia della mia attività di avvocato, sia della mia attività di professore.

Come mai l’Università di Bergamo ha sviluppato un’offerta specifica sul diritto dello sport?
Da diversi anni il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo ha attivato il corso di Diritto europeo dello sport da me tenuto. All’inizio è stata una scelta sicuramente coraggiosa e anomala rispetto al panorama accademico italiano, ma assai comune in altri paesi europei ed extraeuropei. La decisione è stata il frutto della consapevolezza che il fenomeno sportivo, oltre ad avere una forte rilevanza sociale, si è ormai trasformato in una vera e propria attività economica che ha bisogno di essere regolata e disciplinata a livello legislativo. Le continue interferenze con il diritto dell’Unione europea in tema di concorrenza, aiuti di Stato e libera circolazione delle persone dimostrano che il diritto sportivo è un campo di indagine in forte crescita e in grado di catturare l’attenzione di molti studenti. Sulla base del numero di studenti che ogni anno scelgono il corso di diritto europeo dello sport e spesso chiedono anche di poter svolgere la tesi di laurea su temi legati al diritto sportivo, possiamo dire che quella scelta, coraggiosa e anomala, si è rivelata una scelta lungimirante.

Quali ambiti del diritto abbraccia il diritto sportivo e perché è bene che ci
siano percorsi di formazione universitaria specifici?

Il diritto sportivo abbraccia diversi ambiti. Oltre ai profili di rilevanza europea prima menzionati, altri aspetti molto importanti sono rappresentati dal complesso sistema della giustizia sportiva, dal tema dei rapporti di lavoro in ambito sportivo e dalla fiscalità sportiva. A fronte di una sempre crescente domanda di esperti in tali ambiti, attualmente gli studenti trovano difficoltà ad approfondire tali tematiche durante il loro corso di studi, perdendo così la possibilità di presentarsi sul mercato del lavoro con un bagaglio di conoscenze specifiche già acquisite durante gli anni trascorsi all’Università.

Allargando l’interesse oltre la sola materia giuridica, quali sono le iniziative sviluppate dall’Università di Bergamo in tema di sport?
L’interesse dell’Università di Bergamo per il fenomeno sportivo opera a 360 gradi. Dall’anno scorso è stato attivato il programma Dual Career Up4Sport finalizzato a favorire la duplice carriera (sportiva ed educativa) degli studenti-atleti. Sempre l’anno scorso il dipartimento di giurisprudenza ha finanziato un progetto di ricerca biennale, di cui sono il responsabile, sull’importanza dei programmi per la duplice carriera degli studenti-atleti quale strumento per la costruzione di un’Europa sociale. Inoltre, quest’anno giunge alla ottava edizione il tradizionale convegno intitolato “L’Europa e lo sport. Profili giuridici, economici e sociali” da me organizzato, quale momento di discussione e condivisione dei principali temi legati allo sport. L’edizione di
quest’anno si occuperà del problema delle discriminazioni e della parità di genere nel mondo sportivo. Un tema decisamente attuale come dimostra la vicenda della recente ammissione delle donne iraniane agli stadi durante i mondiali di Russia. Da ultimo mi piace ricordare la corsa non competitiva Uni.Run organizzata lo scorso 30 giugno nell’ambito dei festeggiamenti dei 50 anni dell’università di Bergamo alla quale hanno preso parte più di 650 persone tra studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo.

Rispetto a quanto accade in Europa, l’offerta accademica italiana e l’attenzione al mondo dello sport sono sufficientemente adeguate?
Purtroppo no. Nonostante in Italia lo sport rappresenti un aspetto sociale, culturale ed economico molto importante, lo sport come oggetto specifico di studi scientifici viene percepito ancora come anomalo, se non addirittura inutile. Ci sono alcune eccezioni, ma generalmente non si ritiene lo sport ancora degno di attenzione da parte degli insegnamenti universitari. Questo è davvero un peccato in quanto in molti dipartimenti potrebbero essere attivati insegnamenti incentrati sulla rilevanza del fenomeno sportivo nei vari settori scientifici.

Cosa potrebbe fare il mondo accademico e istituzionale per creare un sistema virtuoso intorno allo sport?
A livello di formazione accademica sarebbe molto importante ampliare l’offerta formativa mettendo al centro di molti insegnamenti lo sport: oltre al diritto sportivo nelle sue varie declinazioni, si potrebbero attivare corsi di economia dello sport, psicologia dello sport, medicina dello sport, ingegneria dello sport e così via. A livello istituzionale, sarebbe fondamentale che tutte le Università elaborassero programmi sulla duplice carriera degli studenti-atleti al fine di consentire, anche a chi è intensamente impegnato in un’attività sportiva, di proseguire nei propri studi universitari indispensabili per poter affrontare al meglio la fase successiva al termine
della carriera sportiva.

 


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