"La nuova formulazione dell’art. 65 del Decreto-legge liberalizzazioni ha abrogato con effetto immediato anche il comma 6 dell’art. 10 del D.lgs 28/2011 che conteneva una norma di salvaguardia per gli investimenti già avviati relativi alla realizzazione di impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra in area agricola. Il citato comma 6 – sottolinea Germana Cassar, partner dello studio legale Macchi di Cellere Gangemi - consentiva l’accesso agli incentivi a detti impianti, se già autorizzati o con istanza presentata prima del 1° gennaio 2011, a condizione in ogni caso che entrassero in esercizio entro il 29 marzo 2012.
Tutti gli operatori che hanno confidato nell’applicazione della norma di salvaguardia e che sono in mezzo al guado, ovvero hanno gli impianti in fase di costruzione e hanno dunque ormai speso milioni di euro senza essere entrati ancora in esercizio (avendo la norma di salvaguardia previsto il termine ultimo del 29 marzo 2012), si trovano in una grave situazione di crisi finanziaria che presumibilmente si concluderà con il fallimento o in ogni caso con gravi perdite economiche. E ciò a prescindere dalla collocazione dell’iniziativa nella graduatoria in posizione utile da rientrare nei limiti di costo stabiliti dal Ministero dello Sviluppo Economico con D.M. 5 maggio 2011.
Non potendo più accedere agli incentivi statali per effetto del suddetto art. 65, gli operatori subiscono gravi perdite economiche in quanto i ricavi derivanti dall’energia elettrica non sono affatto sufficienti a rientrare dell’investimento. Non credo – conclude Cassar - che il governo Monti voglia far fallire le aziende in questo modo, soprattutto in questo periodo di crisi. Penso piuttosto che vi sia stato – nella fretta di riformulare la previsione normativa – un gravissimo errore di stampa. Anche sotto il profilo giuridico, il citato art. 65, se confermato, sarebbe gravemente incostituzionale”.
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