Novità normative

Dogane e imprese sulla via del partenariato

Kpmg spiega novità e benefici previsti per gli operatori economici autorizzati nel nuovo Codice doganale unionale entrato in vigore il 1° maggio 2016

18-01-2017

Dogane e imprese sulla via del partenariato

Il referendum che ha decretato l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea e la vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane avranno certamente effetto sul commercio internazionale. Non possono lasciare indifferenti le dichiarazioni rilasciate ieri dal premier inglese Theresa May che, esprimendo chiaramente la volontà di attuare una hard Brexit e «non mantenere dei pezzi di Ue nel momento in cui la lasciamo», porteranno alla necessaria rivisitazione degli scambi commerciali tra Ue e Uk. D’altro canto, anche Trump – che si insedierà alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio – è stato altrettanto chiaro nel voler mettere in discussione gli accordi di partnership commerciale tra l’America e gli altri paesi, con la probabile e imminente rinegoziazione del Ttip (transatlantic trade and investment partnership), del Tpp (Trans-Pacific partnership) e del Nafta (North American free trade agreement).

Quali sono gli strumenti normativi offerti dal contesto comunitario e internazionale per evitare che questi attriti di geopolitica possano portare alla perdita di importanti opportunità commerciali? «La normativa internazionale ha già da tempo iniziato a produrre degli anticorpi per semplificare i rapporti internazionali tra operatori economici e singole autorità nazionali». È questa la risposta fornita ieri, nella cornice del Westin Palace di Milano, da Massimo Fabio, partner di Studio Associato (Kpmg), che in media partnership con TopLegal ha organizzato un incontro di approfondimento per illustrare le maggiori novità introdotte dal Codice doganale dell’Unione in relazione all'ottenimento della certificazione di operatore economico autorizzato (Aeo) e le relative modalità operative per la gestione degli strumenti di diritto doganale che potranno essere utilizzati dalle imprese al fine di semplificare, razionalizzare e rendere efficiente il rapporto internazionale. 

Già nel 2013, prima dei cicloni Brexit e Trump, la comunità commerciale internazionale – attraverso l’organizzazione mondiale del commercio (Wto) – ha varato il Tfa (trade facilitation agreement) nella prospettiva di sostenere e facilitare il commercio tra tutti i paesi membri del Wto. Il Tfa, con un nuovo "linguaggio commerciale" del tutto uniforme e armonizzato a livello globale, a superamento delle legislazioni domestiche, secondo le previsioni degli analisti è destinato a incrementare gli scambi transnazionali fino a un 15 per cento.
La Ue ha già recepito i principi del Tfa nel nuovo Codice doganale dell’Unione (Reg. 952/2013), entrato in vigore il 1° maggio 2016, che ha apportato rilevanti modifiche all'ordinamento legislativo dell’Unione europea. Tra le più rilevanti vi è sicuramente l’esaltazione della centralità della figura dell’operatore economico autorizzato. Nel nuovo quadro, l’ottenimento della certificazione diventa per le imprese sempre di più uno strumento di semplificazione doganale e di razionalizzazione dei processi amministrativi.

In particolare, in perfetta aderenza con quanto previsto dal Tfa, la nuova disciplina unionale prevede un trattamento privilegiato per tutti gli operatori economici autorizzati, con esclusive agevolazioni e semplificazioni. «L'obiettivo è quello di giungere a controlli doganali più rapidi e mirati per garantire a operatori certificati come affidabili, maggiori privilegi in termini di snellezza dei rapporti doganali e celerità nella delivery delle merci». A evidenziarlo nel corso dell’incontro, Giovanni Mosca, capo ufficio Aeo dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che ha illustrato come la Dogana nazionale – muovendosi nell'alveo del nuovo Codice doganale dell’Unione – potrà effettivamente giocare il ruolo a essa riconosciuto dallo stesso Codice di "catalizzatore di competitività per i paesi e per le società". La scommessa futura – come sottolineato da Mosca – è di ricevere dalle autorità dei singoli paesi tutti i vantaggi del trattamento privilegiato che è dovuto a un operatore autorizzato in accordo al principio alla base della nascita della figura di Aeo, vale a dire la nascita di un partenariato tra dogane e imprese. 

In Italia sono state presentate circa 1400 istanze per diventare operatori autorizzati e sono state rilasciate 1200 autorizzazioni. Tra i vantaggi più immediati offerti dal processo di certificazione, c’è sicuramente la possibilità di modernizzare le procedure interne dedicate all'import/export. A testimoniarlo Massimo Paloni, executive vice president di Bulgari, che ha già ottenuto la certificazione. «L’Aeo – ha affermato – non è solo un’autorizzazione, ma un progetto trasversale che coinvolge nel cambiamento tutte le funzioni aziendali e che, per questo, genera professionalizzazione. Abbiamo dovuto investire per rispondere agli standard richiesti dalle amministrazioni agli operatori autorizzati, ma ci aspettiamo che i ritorni superino di gran lunga i costi sia in termini di semplificazione di supply chain che di risparmio di sanzioni e contenziosi». La società già pensa di creare un team centrale che stimoli le realtà della filiera a investire nella certificazione perché «i benefici di essere operatore autorizzato necessitano il coinvolgimento della filiera. Stimolare la nostra filiera a investire nella certificazione sarà quindi la prossima sfida da affrontare».

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KPMG MassimoFabio Bulgari, Agenzia delle dogane e dei monopoli


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