Nel 2012, Maisto e associati ha conquistato su più fronti il podio della classifica TL100.
È risultato essere il primo studio per fatturato per professionista ( 842 mila euro), il secondo per utile per socio equity ( 3,11 milioni di euro) e l’insegna con la più elevata crescita del fatturato ( 32 milioni di euro, +32%). Per lo studio, fondato nel 1991 da Guglielmo Maisto – 43 professionisti di cui otto soci equity e 35 associate – il risultato è estremamente positivo e in controtendenza rispetto alla crisi che affligge anche il settore degli studi legali specializzati.
Secondo il partner Pietro Piccone Ferrarotti, il risultato dello scorso anno ha beneficiato della conclusione di alcune attività particolarmente significative relative ad operazioni straordinarie, iniziate anche in anni precedenti. « Non si presentano certo tutti gli anni », afferma. « Comunque anche l’attività ordinaria ha contato un incremento del fatturato, indice di una crescita progressiva nel corso degli anni ».
Anni prima che i grandi studi internazionali approdassero sul mercato italiano e i grandi studi domestici costituissero al loro interno i dipartimenti fiscali, i professionisti di Maisto, come quelli di altre importanti boutique di tributaristi, erano già abituati a competere con le società multinazionali di revisione e di consulenza strategica e fiscale. Lo studio ha nel tempo acquisito la massa critica – in termini di dimensioni è scavalcato soltanto dal rivale Tremonti Vitali Romagnoli Piccardi & Associati con i suoi 45 professionisti di cui 16 soci – nonché la specializzazione per mantenere la sua competitività. Spiega il partner Marco Cerrato: « Un punto di forza è quello di occuparsi di tutte le sotto aree del diritto tributario. Il numero dei professionisti è tale da poter affrontare e gestire qualsiasi operazione in tempi rapidi e da poter assicurare allo stesso tempo un costante confronto interno anche grazie alla rilevante casistica sottopostaci » . Lo studio ha tre sedi: Milano, Roma e Londra. Quest’ultima è stata fondata nel 1997, quando la City era il centro nevralgico della finanza europea e mondiale. Era un periodo in cui gli studi legali specializzati in diritto tributario lavoravano prevalentemente con le banche d’affari, soprattutto con attività di consulenza nell’ambito della strutturazione di operazioni m& a. Un’altra grossa fetta di lavoro proveniva dal business dei nuovi prodotti finanziari.
Lo studio assisteva i dipartimenti delle banche d’affari nella creazione di nuovi strumenti. Poi il settore è entrato in crisi, ma come spiega Cerrato: « La crisi del settore bancario è stata una opportunità per la sede londinese perché ha consentito allo studio di focalizzarsi maggiormente anche su aree diverse dalla fiscalità finanziaria, com’è avvenuto per l’assistenza a studi legali locali, family offices, trust companies e clientela privata con riferimento al settore del wealth management. Inoltre, essere presenti a Londra ha talvolta facilitato l’acquisizione di contenziosi o di mandati relativi a riorganizzazioni paneuropee da parte di gruppi basati a Londra ».
Nella fiscalità finanziaria incentrata su Milano, Maisto è attivo nelle operazioni di quotazione di società, privatizzazioni, cartolarizzazioni, finanza strutturata e private equity. Lo studio ha seguito Hines Italia per la cessione della partecipazione finanziaria di Premafin nel mega progetto di sviluppo immobiliare Porta Nuova Varesine. Ha inoltre assistito Banca Popolare dell'Emilia Romagna per l’emissione obbligazionaria da cinque miliardi di euro. Maisto ha inoltre recentemente affiancato Gruppo Banco Popolare per una cartolarizzazione da 5,25 miliardi di euro.
La sede romana, invece, era nata per gestire il contenzioso davanti alla Corte di Cassazione e per sviluppare il mercato sulla capitale. Attività che vengono tuttora svolte dai professionisti divisi tra Roma e Milano.
Figura preminente era Stefano Ceccacci, entrato nello studio da partner nel 2004 e uscito nel luglio del 2012 per ricoprire la carica di Capo degli Affari fiscali in Unicredit. Un’uscita certamente significativa, che però a detta di Piccone non avrebbe messo a repentaglio gli equilibri e la sopravvivenza della sede capitolina: « La sede romana mantiene il suo ruolo che non è più focalizzato sulla presenza di Ceccacci e degli associate che collaboravano con lui, ma sui profili dei soci maggiormente radicati sulla piazza romana.
Come succede anche a Londra, la gestione è affidata a una pluralità di partner », sottolinea. È però innegabile che l’uscita abbia determinato una riduzione di lavoro per la sede romana, anche se il contraccolpo sarebbe stato certo maggiore se Ceccacci, anziché entrare in un istituto bancario, fosse diventato un competitor dello studio.
Con occhio all’organizzazione interna, lo studio non ha dipartimenti, ma solo aree di specializzazione tematica. Senza ambiti esclusivi o recinti chiusi. I soci tengono a sottolineare: « Una struttura con una rigida ripartizione per dipartimenti tende a rendere troppo ingessata l’expertise dei professionisti. Un’altra nostra prerogativa è questa: il cliente è dello studio, non del singolo socio, e beneficia quindi dell’expertise di tutti i professionisti » .
La specializzazione e la personalizzazione del lavoro sul cliente forse non basteranno allo studio Maisto per scalare anche quest’anno la classifica TL100. Soprattutto se, come i soci hanno riferito, i risultati positivi dello scorso anno sono dovuti alla chiusura di operazioni straordinarie non facilmente ripetibili. Ma anche se il risultato non sarà facilmente replicabile, saranno pochi a scommettere contro il successo del modello maturato dalla studio.
Articolo pubblicato in TopLegal ottobre 2013
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