L'Opa lanciata da Lactalis su Parmalat ha colto di sorpresa tutti, compresi il premier italiano Silvio Berlusconi e quello francese Nicolas Sarkozy, impegnati ieri in un vertice italo-francese. Una doccia fredda per la cordata italiana, troppo traballante, e per la linea in difesa della italianità di Giulio Tremonti. Sarebbero stati proprio i tentativi italiani di sbarrare la strada a Lactalis all'origine dell'attacco alle azioni dell'azienda di Collecchio.
La famiglia Besnier ha messo a punto un'Offerta pubblica di acquisto (da molti considerata ostile), per ottenere il 71,031% delle quote dell'azienda di Collecchio a un prezzo di 2,60 euro, il 21,3% in più rispetto alla media degli ultimi 12 mesi. A fianco del gruppo francese, come in tutti questi mesi, lo studio d'Urso Gatti e Bianchi, con un team guidato da Francesco Gatti (in foto) e composto da Andrea Bartolucci, Rossella Pappagallo e Paolo Garbolino.I circa 5 miliardi necessari per completare l'operazione di acquisizione (1,4 miliardi per il precedente 29,9% e circa 3,4 miliardi per il 71,031%) sono stati rintracciati grazie al finanziamento di quattro partner finanziari: Société Générale, Crédit Agricole, Hsbc France e Natixis. Per gli aspetti italiani del finanziamento Lactalis si è avvalso del team di d'Urso Gatti guidato da Giancarlo Castorino. Le banche finanziatrici sono state assistite da Gide Loyrette Nouel e Freshfields che ha operato con un team francese e italiano. In particolare, hanno agito Emiliano Conio e Giuliano Marzi, rispettivamente partner e senior associate.
Ieri in Borsa il titolo della casa parmense ha fatto un salto del 10,73%, chiudendo a quota 2,56 euro. Emmanuel Besnier, patron dell'azienda transalpina, si è espresso solo attraverso un comunicato (la comunicazione è stata seguita dall'agenzia italiana Image Building): «Abbiamo un progetto di crescita ambizioso per Parmalat: farne il gruppo italiano di riferimento nel latte confezionato a livello mondiale, con sede, organizzazione e testa in Italia». Lactalis valuterà l'ipotesi di far confluire nella Parmalat le proprie attività europee nel settore del latte confezionato, fra cui quelle in Francia e in Spagna. Almeno a parole, l'italianità di Parmalat, sarebbe rispettata, gli asset produttivi salvaguardati, insieme a posti di lavoro e filiera del latte. L'unione tra le due società darebbe vita a un colosso mondiale del settore lattiero - caseario (14 miliardi di fatturato).
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