Il mercato legale italiano continua a crescere in termini di volumi e utili aggregati. Ma è aperta la sfida dei costi e della valorizzazione delle sinergie: in un mercato altamente competitivo le insegne sono alla ricerca di un’offerta a maggiore valore aggiunto e di maggiori efficienze interne. Una dinamica che non lascia esenti i grandi studi strutturati che non riescono a invertire la tendenza. Il trend a due facce emerge dall’analisi annuale di TopLegal sulle insegne che dichiarano i fatturati dell’esercizio. Nel dettaglio, il campione che ha preso parte all’indagine ha realizzato nel corso dell’esercizio 2018-2019 ricavi complessivi di 1 miliardo e 314 milioni di euro, in crescita dell'8% rispetto al miliardo e 214 milioni messi in cassa nel 2017-2018. Allo stesso tempo i numeri indicano in modo chiaro la sfida che il comparto sta affrontando: la necessità di accompagnare alla crescita dei volumi anche il miglior sfruttamento di sinergie legate alla valorizzazione del cross selling e alla gestione dei costi. A fronte di maggiori ricavi e di squadre più consistenti emerge uno scollamento in direzione negativa. Se da un lato si registra un aumento del 10% delle compagini, dall’altro il fatturato medio per professionista (Fpp)— risulta in calo dell’1,4 per cento. Allo stesso tempo nella partnership la torta da dividere (utile aggregato) è salita di solo il 4% a fronte di una crescita dei soci equity del 6 per cento. Ecco che l’utile per socio equity risulta in contrazione del 6,2 per cento.
L’analisi del Centro Studi di TopLegal, alla sua sesta edizione, prende in esame e pubblica solo dati forniti ufficialmente dagli studi promuovendo un processo di responsabilizzazione del mercato. Questa edizione ha visto la partecipazione di 49 insegne eterogenee per dimensione, tipologia e mercato di riferimento, qualcuna in meno rispetto all’anno precedente in cui a fornire i dati erano stati in 52. Tuttavia, di tutte le insegne partecipanti ancora solo 24 hanno dichiarato anche l’utile.
I numeri del comparto
Il 73% degli studi che hanno dichiarato il fatturato in questa edizione registra una crescita dei ricavi, un gruppo in aumento rispetto allo scorso esercizio quando erano il 65 per cento.
La crescita dei volumi del comparto si è abbinata anche a una crescita complessiva degli utili per la maggioranza delle insegne. Crescita che ha riguardato il 70% di chi ha fornito il dato sui profitti. In aggiunta, più del 70% delle insegne prese in esame investe sul capitale umano e allarga la squadra. Meno significativa è invece la crescita del numero di soci equity di studio che è infatti aumentato solo per il 33% delle insegne. Nonostante la prudenza sulla compagine sociale, il rapporto utile/fatturato nell’ultimo esercizio è in media in leggero calo, scendendo al 43,1% rispetto al 44,3% dell’anno precedente.
Insegne in evidenza
Il quadro generale così riassunto segnala tuttavia delle importanti differenze per quanto riguarda i singoli casi analizzati.
Con 145 milioni di euro, Gianni Origoni Grippo Cappelli si distingue per il quarto anno consecutivo come studio con il maggior fatturato dichiarato in Italia. Un risultato trainato, secondo quanto rivelato dallo studio a TopLegal, dagli ambiti M&a, private equity e restructuring.
Diverse sono infatti le operazioni in cui l’insegna si è contraddistinta. Tra queste, l’acquisto da parte di Hitachi dell’intero capitale sociale di Ansaldo Sts e il delisting della stessa, la mega acquisizione di Abertis a favore di Atlantia, l’affitto dei rami d’azienda del gruppo Ilva da parte di ArcelorMittal e l’assistenza a Blackstone nel deal Versace.
Al secondo e terzo posto, Pwc Tls e Pirola Pennuto Zei che si confermano sul podio rispettivamente con 140 e 130 milioni di euro. Una conferma anche per Legance che staziona tra i primi posti con un fatturato pari a 84 milioni imputato a una tendenziale crescita di tutte le practice e in particolare del corporate finance, il project finance e il banking. Legance nel 2018 ha partecipato a diversi deal fra i più importanti in Italia.
Tra questi, F2i nell’Opa con Mediaset su Ei Towers, gli obbligazionisti di Astaldi nel concordato del gruppo di costruzioni. Così come l’affiancamento, lato corporate finance, a EssilorLuxottica nel finanziamento volto all’acquisto in cash di azioni Luxottica nell’ambito delle procedure di sell out e squeeze out e correlata emissione di cash confirmation.
Tra gli internazionali è invece Dla Piper lo studio che archivia il fatturato più alto. Con una crescita del 15% rispetto all’anno precedente, cresce di oltre 11 milioni di euro e indica un fatturato di 87,3 milioni di euro.
Un risultato raggiunto grazie alla partecipazione a numerose operazioni svoltesi in Italia nell’ultimo anno nei settori corporate/M&a, finance, tax, Ip, employment e litigation & regulatory. In particolare, nel 2018 il dipartimento corporate finance è stato impegnato nella cartolarizzazione di Credimi, nella quotazione di Ieg, nel finanziamento di Serenissima Sgr, nel concordato Waste Italia e nella ristrutturazione di Rainbow Magicland. Così come la cessione di Sungem Holding Italy, la cessione di un portafoglio da parte di Sunflower Sustainable Investment e il finanziamento di Mps Capital Services, con la tecnica del project finance, di un parco eolico posseduto da Tozzi Green.
Panetta è, tra le altre insegne prese in esame, il primo per crescita percentuale. Un dato significativo per il giovane studio che al secondo anno del suo esercizio ha raddoppiato il fatturato (3,50 milioni di euro) e ha aumentato la squadra. In evidenza anche i numeri di Dentons: lo studio guidato da Federico Sutti continua il suo progetto in Italia e aumenta del 48% il fatturato passando da circa 22 a 33 milioni di euro con una squadra quasi raddoppiata a quota 133 professionisti.
La versione integrale dell'approfondimento è consultabile su E-edicola, numero di giugno-luglio 2019 di TopLegal Review.
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