Nel mondo forense il brevetto unitario non ha solo oppositori, ma anche fautori convinti, che vi vedono una grande opportunità per l'Italia e anche per la professione forense. Questa settimana, lunedì 10 giugno, TopLegal ha pubblicato un articolo contenente l'appello di un gruppo di professionisti specializzati in Ip contro il brevetto unico europeo. Oggi diamo voce a un'altra lettera arrivata in redazione, la risposta data da quella parte dell'avvocatura che al brevetto unico dice sì. A farsi portavoce dell'iniziativa, gli studi IP Law Galli, Avvocati Associati Franzosi Dal Negro Pensato Setti, e Ubertazzi.
Nella lettera si legge che «le risorse che le imprese potranno risparmiare con brevetto e corte unitari potranno essere utilizzate per difendere meglio le innovazioni, innescando un circolo virtuoso del quale beneficerà tutto il sistema, compreso il mondo forense, specialmente se l'Italia, come è ancora possibile, riuscirà ad ospitare una Corte Regionale con competenza sulle cause di contraffazione non solo relative al nostro Paese, ma a tutta la "fascia produttiva" del sud-est dell'Europa».
Tra i fautori del brevetto unico Daniela Mainini, presidente del Consiglio Nazionale Anticontraffazione e Cesare Galli, Mario Franzosi e Luigi Carlo Ubertazzi, name partner dei rispettivi studi specializzati nel contenzioso Ip. Galli, Franzosi e Ubertazzi, insieme a Confapi, Confindustria, Aicipi, Indicam, Assobiotec, Assonime, Icc Italia, Aidb, Netval, Sindacato Nazionale Consulenti in Proprietà Industriale e Centro Studi Anticontraffazione, e a giudici Ip, come la presidente della Sezione specializzata milanese Marina Tavassi e la sua collega romana Gabriella Muscolo, hanno firmato una lettera indirizzata al ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, per sollecitare la ratifica della Convenzione della Unified Patent Court (Upc) e l'adesione al brevetto unitario, insieme ad un'azione diplomatica per portare a Milano una Corte regionale della Upc.
Secondo i firmatari, un paese come l'Italia che «deve puntare su crescita e innovazione, non può non aderire a un sistema pensato proprio per favorire e promuovere lo sviluppo e la competitività dell'industria europea. Se l'Italia rimanesse fuori dal sistema del brevetto unitario» continua l’appello «la necessità di una protezione separata nel nostro Paese comporterebbe un esborso maggiore per le nostre imprese e una possibile rinuncia a tale protezione aggiuntiva da parte delle imprese estere, con il conseguente disincentivo per le stesse ad investire in attività produttive, commerciali e di ricerca nel nostro territorio».
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