ETERNIT: 16 ANNI AI MANAGER

La sentenza ha condannato Stephan Schmidheiny e Louis De Cartier per disastro doloso e rimozione di misure antinfortunistiche

13-02-2012

ETERNIT: 16 ANNI AI MANAGER

È stata pronunciata oggi, presso il Tribunale di Torino, la storica sentenza emessa dal giudice Giuseppe Casalbore,  che ha condannato a 16 anni di carcere ciascuno, per disastro doloso e rimozione di misure antinfortunistiche, Stephan Schmidheiny, miliardario svizzero 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier, 91 anni, ex vertici di Eternit. 

La sentenza è stata emessa di fronte ad un Tribunale gremito di persone tra cui molti familiari delle vittime.
Il pool d'accusa composto da da Raffaele Guariniello, Gianfranco Colace e Sara Panelli, aveva chiesto 20 anni per ognuno dei due imputati che furono a capo della multinazionale Eternit, sostenendo che avessero continuato, pur conoscendo la pericolosità dell'amianto, a mantenere le fabbriche funzionanti per fare profitto. Omettendo di far usare tutte quelle precauzioni, per evitare che migliaia di persone si ammalassero di tumore al polmone o di absestosi.

A sostenere l'innocenza dei manager, impostando la difesa sul fatto che all'epoca dei fatti non si sapeva quanto fosse nocivo l'eternit, gli avvocati Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva per Stephan Schmidheiny, e  Cesare Zaccone per Louis De Cartier.

La condanna per disastro doloso e rimozione di misure antinfortunistiche, arriva dopo 62 udienze, prevede anche un imponente risarcimento danni: 70mila euro per l'associazione Medicina democratica e per il Wwf, 100mila euro per l'Associazione nazionale esposti amianto, 4 milioni al comune di Cavagnolo e 15 milioni destinati all'Inail;  100mila  euro ciascuna per le sigle sindacali, parti civili nel processo. Inoltre 25 milioni per il comune di Casale Monferrato, 30mila euro per ogni congiunto di ciascuna vittima e 35mila euro per ogni ammalato.


Ad essere dichiarati colpevoli, dunque, gli stabilimenti italiani di Casale Monferrato e Cavagnolo (Torino), mentre il reato sarebbe estinto per prescrizione per gli stabilimenti di Rubiera, in Emilia Romagna,  e Bagnoli, in Campania.


Un maxi processo, quello di Eternit, nel quale erano coinvolte 6392 parti civili, quasi tremila  morti e i malati, 2300 vittime, dal 1952, negli stabilimenti italiani incriminati.


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