EXPO 2015: È ORA DI ACCELERARE

Dopo l’assegnazione dell’Esposizione Universale a Milano tante circostanze hanno rallentato i lavori. Il 2011 è l’anno cruciale per l’avvio delle gare. Per i legali, un piatto da 200 milioni di euro

14-06-2011

EXPO 2015: È ORA DI ACCELERARE

Nel 2008 Milano si è aggiudicata l’Expo 2015 a scapito della turca Smirne. Il capoluogo lombardo ospiterà l'esposizione universale dal 31 marzo al 23 novembre 2015 e il tema scelto è :“Nutrire il pianeta energia per la vita”.
Ma dall'assegnazione, tante sono state le difficoltà affrontate e che hanno impedito un rapido avvio dei lavori.  Prima fra tutte l'acquisizione delle aree dove verrà realizzata l'esposizione (una superficie di 110 ettari nei comuni di Rho e Pero, Nord-Ovest di Milano) che appartengono in parte a Fiera Milano e in parte (260mila metri quadrati) alla famiglia Cabassi. Dopo numerosi diverbi sembra che la soluzione sia per essere realizzata tramite l'opzione di acquisto ad opera di Arexpo, la newco realizzata da Regione Lombardia. Solo in seguito all'acquisizione potranno partire le gare d'appalto e il conseguente inizio dei lavori. Ma a rallentare l'Expo ci si sono messi pure i diverbi politici e le dimissioni dell'ex amministratore delegato della società Lucio Stanca.
Insomma, l’Esposizione Universale sembra essere partita con il piede sbagliato. Ma adesso la società, Expo 2015 spa, è decisa a ingranare la marcia e accelerare la realizzazione delle opere. «Per noi il 2011 è e rimane l'anno decisivo», conferma Francesco Marzari, direttore affari legali di Expo 2015, nel corso del forum interno organizzato da TopLegal.
Le difficoltà che  hanno accompagnato l'Expo in questi anni sono state molte. Le opere connesse alla realizzazione dell'Esposizione Universale sono state sempre in procinto di partire ma senza un reale via, «Fin dall'inizio c'è stata una sensazione di ritardo intorno all'Expo», conferma Marzari, che spiega, «per un certo periodo del tutto ingiustificata. C'erano tempi da rispettare, imposti dal Bureau e per i quali siamo stati adempienti. Quindi, fino alla scadenza per l'approvazione del dossier di registrazione, nell'autunno del 2010, era improprio parlare di ritardo. Dopo la registrazione qualche ritardo c'è stato, a causa della risoluzione del tema delle aree».
«Il ritardo può essere ricondotto a tre voci», ribatte Guido Inzaghi, partner di Dla Piper, «Anzitutto, l'individuazione delle personalità e delle forze di rappresentanza che avrebbero dovuto giocare un ruolo all'interno della società. Poi l'idea, la progettualità: Expo è partito con un masterplan fatto di tende e pochi capannoni, adesso ci sono un po' più di capannoni un po' meno tende, questo ha segnato un percorso discusso tra gli enti, con contrapposizioni forti. Infine, un fattore di finanza: si sapeva  fin dal dossier di registrazione che la società sarebbe stata in perdita per tutto questo periodo, e in effetti lo è stata».

Ma ritardi a parte, adesso sembra che si voglia ingranare la marcia per partire con le opere e anche l'amministratore delegato di Expo 2015, Giuseppe Sala, ha dichiarato che il 2011 sarà l'anno decisivo. «I ritardi non sono ancora così gravi, ma davvero dobbiamo cominciare domani», dice Marzari, «Per noi il 2011 è e rimane l'anno decisivo. Il crono programma che abbiamo discusso con gli enti, prevede che si possa lanciare la prima procedura di gara entro l'estate, che prevede lavori di rimozioni delle interferenze presenti sul sito. Entro l'autunno dovremo essere in grado di aver affidato la prima tranche di lavori che dovrebbero iniziare entro l'anno. È stato, inoltre, già  bandito un appalto di servizi per la verifica della progettazione ai fini della validazione. Comunque al di là dell'aria pessima che circola, si è registrato il maggior numero di Paesi stranieri iscritti a quattro anni di distanza dall’evento nella storia degli Expo. Abbiamo già 24 adesioni, tra cui Germania, Russia, Spagna, Egitto e Turchia».

Al di la di tutti gli ostacoli, c'è chi, come Mauro Pisapia, socio di Lombardi Molinari, sostiene che alla scadenza saremo pronti: «Alla fine, si riuscirà a fare l’Expo e anche nel modo più vicino possibile a quelli che erano gli intendimenti iniziali».

Per cui acquisite le aree i lavori potranno partire, generando un giro d'affari che, secondo le previsioni, prevede un valore globale per le infrastrutture di 19 miliardi di euro e circa 61mila posti di lavoro.
Ma anche per gli avvocati ci sarà da lavorare, «Sulla base di questi numeri, ipotizzando l’applicazione della consulenza legale in rapporto dall’1 al 3% e un tasso di contenzioso di un certo livello, direi che si può ipotizzare un monte, tutto compreso tra consulenza e contenzioso, che va tra i 100 e i 200 milioni di euro», stima Guido Inzaghi. (la versione integrale è disponibile sul numero di Giugno di TopLegal)


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