La tariffa va semplificata e i praticanti vanno remunerati. E l’esercizio della professione in forma societaria? Se ne può discutere.
Si è tenuto quest’oggi, organizzato dall’Associazione Antitrust Italiana, un faccia a faccia tra il presidente dell’Agcm, Antonio Catricalà e il presidente del Consiglio Nazionale Forense, Guido Alpa. I due presidenti si sono confrontati sul tema “Libere professioni e concorrenza”.
Il dibattito è stato intenso e ha toccato molte questioni che nei mesi scorsi avevano anche avuto strascichi polemici sulla stampa.
«Trovare un punto d’incontro è possibile», ha commentato Claudio Tesauro, predsidente dell’associazione e socio dello studio Bonelli Erede Pappalardo, «ma le “parti” devono decidere di fare un passo avanti per venirsi reciprocamente incontro».
In particolare, in tema di tariffe, mentre Alpa ha espresso la sua preoccupazione la categoria e gli abusi che alcuni soggetti forti stanno compiendo approfittando della cancellazione dei minimi tariffari, Catricalà ha sottolineato l’importanza di consentire al cittadino di accedere ai servizi legali a costi certi e contenuti. Posta la differenza di prospettiva, Alpa e Catricalà si sono detti d’accordo sulla necessità di semplificazione della tariffa, di trasparenza e di abolizione di “voci” anacronistiche come «fascicolazione», «studio della controversia» e «corrispondenza col cliente».
Inoltre i due presidenti soi sono occupati di accesso alla professione e si sono trovati d’accordo nel sostenere che i praticanti avvocati hanno diritto a una remunerazione.
Infine, sull’esercizio della professione in forma societaria, Alpa ha ribadito di non essere aprioristicamente contrario, tuttavia, ha domandato: «Chiediamoci come mai le Stp non hanno avuto successo».
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