Approfondimenti

Fase due per gli Npl

Credito in sofferenza, gli operatori aumentano la specializzazione e guardano alle nuove asset class come gli Utp. Ruolo in ascesa per i legali esterni

29-08-2019

Fase due per gli Npl

Nel mondo del credito deteriorato si è aperta la fase due. Chiusa la stagione delle grandi operazioni, il mercato guarda alla specializzazione degli operatori e all’emergere di nuovi segmenti di investimento.

Questo scenario apre nuove prospettive per la consulenza legale esterna che affianca banche e fondi nella cessione dei portafogli di crediti. Da un lato, gli acquirenti di Non performing loan (Npl, l’esposizione verso soggetti in stato di insolvenza) si stanno specializzando su nicchie di mercato per tipologia e dimensione delle transazioni. Dall’altro i cedenti, le banche, si devono preoccupare di essere compliant con una normativa in costante cambiamento e di gestire nuove complesse fattispecie.

Su entrambi i fronti incide lo sviluppo di segmenti di credito meno esplorati come il leasing e i crediti Utp (Unlikely to pay). Gli Utp, in particolare, sono esposizioni per le quali la banca ritiene improbabile che il debitore adempia integralmente alle sue obbligazioni contrattuali senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie. Sostanzialmente, si tratta della fase precedente a quella in cui un credito viene classificato come “in sofferenza” (Non performing). E sono proprio questi crediti a presentare oggi le maggiori opportunità per il mercato.

 I trend in atto

Il mondo del credito deteriorato (Non performing exposure, Npe) si articola in tre categorie di crediti classificate in base alla probabilità di recupero: le esposizioni scadute e/o sconfinanti (Past Due) che eccedono i limiti di affidamento da oltre 90 giorni; le inadempienze probabili (Utp); i non peforming loans. La fase che si è appena chiusa ha portato alla cessione dal 2015 di circa 150 miliardi di Npl dalle banche ai fondi e alle società specializzate di servicing (circa 80 miliardi nel solo 2018). Ed è risultata molto più accelerata delle attese. Tant’è che il direttore dell’Abi, Giovanni Sabatini,ha indicato che entro la fine del 2021 il rapporto tra crediti deteriorati lordi e prestiti bancari tornerà sotto il 5%, ossia la soglia individuata dall'European banking authority (Eba) come quella di normalità. Gli Npl rappresentano certo ancora un problema per le banche, ma il mercato si è evoluto in maniera abbastanza rapida con una forte crescita delle competenze degli operatori e una modifica della natura dello stock di credito in pancia alle banche: mentre si è assistito a un forte calo dei crediti Npl, la quota degli Utp è rimasta pressoché invariata. Si tratta infatti di crediti maggiormente complessi da cedere (perché ancora “vivi”), destinati però a essere secondo gli esperti i protagonisti della prossima stagione di cessioni.

La crescita della specializzazione

«Guardando all’Italia, il numero di operatori è forse allineato, se non più elevato rispetto ai picchi di mercato, ma ciascuno ha un ambito di interesse per investimenti molto più frammentato e specializzato ed in questo modo la competizione rimane comunque elevata», spiega Alberto Marone, responsabile degli investimenti, M&a e strategy di Intrum. La stessa Intrum, colosso europeo dei servizi al credito nato nel 2017 dall’unione della norvegese Lindorff e della svedese Intrum Justitia, partecipa ad un numero ristretto di processi competitivi, preferendo invece un approccio di tipo chirurgico per tipologia di portafoglio, struttura e prospettive industriali. In altri termini, gli operatori rilevano come le singole operazioni di cessioni oggi richiamino l’interesse di 5-6 soggetti specializzati, contro i 20-30 di qualche tempo fa, che però includevano anche diversi nuovi entranti nel settore.

Parallelamente, il lavoro stesso di chi opera con il credito deteriorato si è trasformato. Si è passati da un approccio prettamente statistico sviluppato
a partire da un database elaborato in maniera massiva con tecniche statistiche a un approccio più specialistico e tailor made, che fa leva sulle competenze verticali caratterizzanti i singoli operatori. «Oggi — dice Pasquale Merella, chief risk officer di Green Arrow Capital Sgr — dopo un primo filtro di analisi, si va a vedere la situazione di ciascun credito, analizzando in maniera dettagliata gli aspetti caratteristici e specifici della posizione, a seconda che si tratti di leasing di imprese, crediti commerciali, prestiti finalizzati, etc. A seconda della tipologia del credito, sorgono infatti necessità legali e fiscali specifiche, nell’ottica di cogliere anche le opportunità sottostanti». Green Arrow è attiva nel private equity, nel private debt e nelle energie rinnovabili attraverso Fia tematici. Con l’idea di sfruttare le competenze sviluppate attraverso le attività di investimento in Pmi, la Sgr ha appena lanciato un fondo specifico per il credito in sofferenza, che include sia Utp sia Npl nei settori del leasing, dei crediti al consumo e dei crediti commerciali. Rimane invece fuori dal perimetro di azione il credito in sofferenza con sottostante immobiliare.

Un esempio di scelta di specializzazione arriva anche dalle strategie di Illimity, la start up creata da Corrado Passera a inizio 2018, che sta puntando su alcune specializzazioni del mercato corporate — e non sulle economie di scala legate ai volumi delle operazioni — e su logiche flessibili, proponendosi come investitori di single name o di portafogli, come finanziatori di altri buyer e come servicer specializzati. La banca per esempio, ha da poco lanciato la piattaforma di servicing neprix e ha concluso un’acquisizione di una quota di maggioranza del capitale sociale di It Auction, specializzato nella gestione e commercializzazione di beni immobili e strumentali provenienti da procedure concorsuali ed esecuzioni immobiliari attraverso un network di piattaforme o aste online e una rete di professionisti dislocati sul territorio.

 L’impatto della regolamentazione

Sul fronte del cedente, le operazioni devono fare i conti con un assetto regolatorio in costante movimento. Dal 2017 il credito deteriorato è finito nell’agenda delle principali autorità europee. A partire dall’introduzione da parte della Bce di linee guida specifiche, che hanno chiesto alle banche di adottare una strategia chiara per i crediti deteriorati e sono arrivate alla definizione delle aspettative di vigilanza in merito agli accantonamenti per i nuovi Npl (calendar provisioning). In altri termini, è stato stabilito quando un credito diventa Npl e in quanto tempo la banca deve realizzare l’eventuale collaterale a garanzia. Le misure regolamentari di questi anni hanno avuto chiaramente un impatto sull’operatività delle banche sotto vari aspetti e hanno richiesto un’attenta gestione anche dal punto di vista legale. «Nell’attuale fase, una banca che ritiene di avere un assetto documentale di contratti già pronti perché ha fatto cessioni precedenti rischia tantissimo — afferma Riccardo Marciò, responsabile direzione Npl di Banco Desio —. Rischia cioè di utilizzare clausole contrattuali fatte sei mesi prima che non tengono conto dell’incessante evoluzione della normativa, che in poco tempo può cambiare sostanzialmente le carte in tavola per una cessione compliant. Inoltre, l’intervento del consulente esterno è fondamentale anche per l’esperienza maturata su altre cessioni, che permette di interpretare al meglio la normativa per concretizzare le cessioni».

L'articolo completo è stato pubblicato su TopLegal Review di agosto/settembre ed è disponibile su E-edicola


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