Scenari

Finanza islamica, una opportunità di mercato?

Federica Periale di Ashurst: «Diversi operatori economici presenti nel territorio italiano stanno già valutando l'opportunità di offrire prodotti Shariah compliant in Italia attraverso il sistema delle islamic windows»

23-11-2018

Finanza islamica, una opportunità di mercato?

 

La finanza islamica - vale a dire quella compatibile con la legge coranica che vieta di usare il denaro per ottenere altro denaro - rappresenta uno dei settori di servizi finanziari in più rapida espansione a livello globale. Con tassi di crescita costanti pari a circa 10-12% all'anno negli ultimi due decenni, attira sempre più interesse e attenzioni. 

L'Italia, da un punto di vista legislativo, è ferma al disegno di legge presentato alla Camera nel maggio 2017 sul trattamento fiscale delle operazioni di finanza islamica. Al contrario, da un punto di vista operativo, diversi operatori economici presenti nel territorio italiano stanno già valutando l'opportunità di offrire prodotti Shariah compliant in Italia attraverso il sistema delle islamic windows, vale a dire sportelli all’interno delle banche convenzionali che offrono prodotti finanziari Shariah-compliant per attrarre un maggior numero di clienti e ampliare il portfolio di prodotti offerti. Non c’è da stupirsi, visto che si tratta di un mercato di prodotti e servizi finanziari con un valore complessivo stimato in 2mila miliardi di dollari nel 2015 che potrebbero sfiorare i 4.000 miliardi nel 2021. Ignorarlo, quindi, vorrebbe dire non saper cogliere una opportunità di mercato.

È per questo che, guardando al mercato legale, ci sono diversi professionisti che si interessano e occupano di finanza islamica. TopLegal ha affrontato il tema con Federica Periale (in foto), senior associate di Ashurst, che è stata recentemente docente del master breve di Islamic Banking and Finance organizzato dall'International Chamber of Commerce (Icc) Italia.


Perché il mercato italiano dovrebbe interessarsi ai prodotti Shariah compliant? E quali prodotti sono più adatti al Belpaese? 
Rappresenta indubbiamente un’opportunità per l'Italia soprattutto per attirare capitali privati dalla sponda sud del Mediterraneo che si possono tradurre in nuove risorse e nuove partnership strategiche nell'economia italiana in generale. In secondo luogo, la finanza islamica potrebbe fornire strumenti finanziari compatibili con uno sviluppo sostenibile dell'economia. Tutti i prodotti della finanza islamica sono in generale adatti, ma penso oggi soprattutto ai sukuk (certificati di investimento conformi alla Shariah ndr, all'ijara (contratti di leasing  finanziari ndr) e alle strutture tipiche partecipative del profit-loss sharing. Da ultimo, e non meno importante per il nostro paese, offrire prodotti Shariah compliant ai risparmiatori di fede musulmana rappresenta anche un'attività di inclusione sociale. E in tal senso si nota un interesse crescente delle banche del nord Africa, attente a offrire prodotti finanziari che possano anche rispondere alle esigenze del rispetto dei precetti coranici sia per il risparmiatore sia per l'imprenditore musulmano.

Quali settori italiani, invece, possono essere interessanti per gli investitori mediorientali? 
Direi che c'è solo l'imbarazzo della scelta: dalle infrastrutture, alle energie rinnovabili, al real estate oltre a tutti quei prodotti di nicchia in cui l'Italia eccelle ed è apprezzata in tutto il mondo. Con il solo caveat che si tratti di prodotti halal e dunque non legati a un’attività contraria alla Shari’a. Sotto molti aspetti, i divieti della finanza islamica sono simili a quelli delle convenzionali società di investimento etiche o socialmente responsabili.

L’Italia è un paese a vocazione Pmi. Se ne avvantaggerebbero anche loro?
Certamente. Quando parlo dei settori di nicchia e di eccellenza penso proprio al made in Italy delle nostre Pmi che operano sia in settori industriali come la meccanica di precisione, ma ancor più forse ai settori in cui l'Italia è conosciuta e apprezzata in tutto il mondo: moda, l'artigianato inteso come arredamento, lusso e alimentare. Rappresentano tutti il fiore all'occhiello del nostro export e rappresentano icone Che già hanno attirato l'attenzione dei fondi di investimento visto il grande appeal esercitato verso i consumatori di fede musulmana. E questo solo per citarne alcuni. Gli strumenti offerti dalla finanza islamica – anche definita come finanza partecipativa – possono rappresentare uno strumento ulteriore per andare incontro alle esigenze di natura finanziaria delle Pmi. L'Italia è indubbiamente una bella vetrina per gli investitori che operano attraverso strutture Shariah compliant, e non dobbiamo guardare solo al Medioriente ma anche al nord Africa, e in particolare al Marocco, così come alla Malesia e Indonesia.

Da un punto di vista legislativo, a che punto è l’Italia? Quali sono i maggiori vincoli per l’introduzione di questi prodotti?
L'Italia è ferma al disegno di legge presentato alla Camera nel maggio 2017 nella precedente legislatura sul trattamento fiscale delle operazioni di finanza islamica. Il disegno di legge propone in particolare soluzioni e modifiche normative per rendere compatibili con il sistema fiscale italiano istituti tipici della finanza islamica, come quelli di murabaha, ijara, istisna’a, e sukuk. Oltre all'aspetto fiscale, l'introduzione di prodotti Shariah compliant dal punto di vista operativo solleva anche problematiche non minori in tema di regole di vigilanza, standardizzazione dei prodotti, governance interna delle banche e gestione della liquidità. 

Da un punto di vista operativo, invece, le banche che operano in Italia saprebbero offrire prodotti Shariah compliant?
Diversi operatori economici (anche esteri per il tramite delle loro filiali) che operano nel territorio italiano stanno già valutando l'opportunità di offrire prodotti Shariah compliant in Italia attraverso il sistema delle islamic windows.Questo comporta indubbiamente uno sforzo organizzativo da parte delle banche in termini di creazione di prodotti e loro diffusione presso il pubblico e anche in termini di capitale umano. Si pensi all'esigenza di avere personale adeguatamente formato e continuamente aggiornato in tema di Shariah compliance e sul quale non vi sono ancora formatori ad hoc o condivisione interpretativa. A questo va aggiunta l'esigenza di tenere una contabilità e rendicontazione che richiede che tutte le attività e le passività islamiche siano contabilizzate separatamente. E il peso e costo di questi sforzi è attentamente valutano dalle banche in termini di costi e benefici. 

Venendo al business legale, quale tipologia di studi potrebbe essere più interessato all’ingresso di strumenti di finanza islamica in Italia?  
In Italia ci sono diversi professionisti che si interessano e occupano di finanza islamica e, per la mia esperienza, questi si trovano sia in studi legali di respiro o presenza internazionale sia in studi legali italiani proprio perché l'impresa italiana guarda con interesse – e attira – investitori e il ricorso a forme di finanziamento partecipative. La finanza Shariah compliant, sovente in combinazione con la finanza convenzionale attraverso la forma del parallel financing, può essere declinata quale forma di islamic project finance nelle infrastrutture e nelle energie e per il settore corporate in generale.

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