Innovazione

Fintech: una normativa alle porte

Per la prima volta in Italia potrebbe essere introdotto un regulatory sandbox. Abbiamo chiesto a Giovanni Cucchiarato, partner di Dwf, di commentare il testo di legge in cantiere

04-06-2019

Fintech: una normativa alle porte




Da mesi se ne discute e un testo di legge, in discussione proprio in questi giorni al Parlamento, è sul tavolo. Nella legge di conversione del Decreto Crescita è stato proposto un emendamento che, se approvato, introdurrebbe in Italia un regulatory sandbox. Si tratta di un’espressione, utilizzata dagli esperti nel gergo, per indicare uno spazio dove le aziende che si occupano di innovazione fintech e insurtech possono sperimentare in sicurezza i loro prodotti innovativi per un periodo di tempo limitato e con un numero limitato di clienti. Grazie a questo “recinto di sabbia”, le aziende che si occupano di intelligenza artificiale applicata alla finanza (come nelle sperimentazioni legate a blockchain e criptovalute) possono godere di una semplificazione degli adempimenti normalmente richiesti.

«La sperimentazione, limitata nel tempo, di una semplificazione delle procedure autorizzative e dei requisiti patrimoniali – spiega Giovanni Cucchiarato (in foto), partner di Dwf – rappresenta l’applicazione concreta di un principio particolarmente tenuto in conto da questa proposta normativa: il principio di proporzionalità». Agli operatori del settore, infatti, vengono richiesti adempimenti proporzionati all’impatto dell’attività che andranno a svolgere. Un altro punto di forza della normativa, secondo Cucchiarato, è quello di favorire lo sviluppo delle attività fintech nella loro fase iniziale, un’esigenza particolarmente sentita dalle startup, ma non solo visto che la sandbox si applicherà - se approvata nel testo in discussione - a tutti gli operatori e quindi anche agli incumbents già esistenti sul mercato. Come ci insegna l’esperienza inglese, in cui esiste già una sandbox normativa applicabile al fintech, si tratta di un input iniziale che risulta poi di grande importanza per la successiva crescita.

Oltre alla ratio ispiratrice di questa norma, Cucchiarato ne apprezza l’impianto. Infatti, la legge al momento in discussione delinea soltanto i principi generali, mentre sarà il ministero dell’economia e delle finanze (Mef) a occuparsi della normativa di dettaglio. La scelta di affidare la normazione più specifica a un ente come il Mef rispecchia la volontà di affidare a un soggetto tecnico una materia multidisciplinare che coinvolge ben tre autorità di controllo: Banca d’Italia, Consob, e Ivass. Inoltre, questa scelta risulta funzionale anche per un altro importante aspetto. Molto spesso, per prendere in prestito una nota fiaba, il mercato è una lepre ma la legge rimane una tartaruga e non riesce a stare al suo passo. Affidare la normativa di dettaglio a uno strumento più snello e flessibile, la normativa secondaria, significa dare la possibilità a chi legifera di mantenere le proprie norme attuali rispetto al mercato e impedire che si rimanga bloccati nel lungo processo normativo. «La proposta di emendamento in discussione nelle commissioni parlamentari – spiega Cucchiarato – sembra ispirarsi a quanto avvenuto con la normativa italiana sull’equity crowdfunding, il cui regolamento delineato da Consob è già stato modificato due volte (e la terza è all’orizzonte), anche per venire incontro alle richieste degli operatori coinvolti nell'iter di modifica tramite l'utilissimo strumento della pubblica consultazione».

Tuttavia, il tentativo del legislatore di normare una materia così nuova non è esente da critiche. Infatti, vi è chi ritiene che il regulatory sandbox sia in realtà una scorciatoia per spostare all’infinito la creazione di una norma che disciplini stabilmente la materia. Altra critica rivolta al disegno di legge è che secondo alcuni esperti quello che serve agli operatori del settore non è uno spazio temporale in cui possano liberamente sperimentare i propri prodotti e servizi, bensì maggiori investimenti nel venture capital che è la fonte delle loro risorse. «A mio parere – rileva Cucchiarato – non per forza una cosa esclude l’altra, in quanto il regulatory sandbox non impedisce la previsione in futuro di ulteriori misure volte a stimolare e sviluppare gli investimenti da parte del venture capital in Italia. La sandbox e gli incentivi al venture capital (in aggiunta a quelli già previsti dalle ultime norme già emanate) non solo non sono in contrasto, ma sono in stretta sinergia: favorendo le imprese del fintech, si stimolano e si attraggono investimenti nelle stesse, il che equivale a dare impulso al venture capital».

 

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Dwf GiovanniCucchiarato Consob, Ivass, Mef, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Banca d’Italia


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