L’Irap è un’imposta settoriale, perché colpisce solo imprese e lavoratori autonomi. Incrementarla per ripianare il deficit sanitario del Lazio, della Campania, della Calabria e del Molise è una scelta iniqua: a questo sforzo per il risanamento debbono essere chiamati tutti i contribuenti in egual misura, non alcuni più di altri”.
E’ quanto afferma Giorgio Sganga, segretario del Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili. “La legge prevede espressamente un automatismo per il quale si aumenti il carico fiscale per le Regioni che “sforano” i conti – prosegue Sganga - e il principio per il quale questo meccanismo ricada anche sui contribuenti che risiedono in quelle regioni e che hanno scelto con il proprio voto amministratori evidentemente poco accorti, è condivisibile. Quello che però lascia perplessi è che, a questo scopo, oltre che l’Irpef, si sia scelto di aumentare anche L’Irap. Si fatica a comprendere perché a pagare il prezzo del dissesto dei bilanci di queste Regioni debbano essere imprese e lavoratori autonomi in misura maggiore rispetto a tutti gli altri contribuenti”.
“La scelta – conclude Sganga – è ancor più grave se si considera che essa penalizzerà ulteriormente le realtà produttive di alcune Regioni meridionali, proprio in un periodo in cui ancora pesantissimi sono gli effetti della crisi, che si sommano ai ritardi storici del sistema economico di queste zone del Paese”.