FISCO: RISCHIO BLACK OUT PER LE LITI

11-01-2012

FISCO: RISCHIO BLACK OUT PER LE LITI

La visita di capodanno della guardia di Finanza a Cortina, il clima di battaglia contro Equitalia, le continue dichiarazioni contro l’evasione da parte degli esponenti politici hanno riportato la questione fiscale al centro dei riflettori. Il Corriere della sera, ieri, ha pubblicato un approfondimento con le cifre del contenzioso fiscale in Italia: i ricorsi presso le commissioni tributarie ammontano oggi a 743.876. Soltanto nel 2010 sono stati presentati ricorsi per 34,3 miliardi. TopLegal.it ha interpellato alcuni tra i più noti esperti di Tax per commentare questa sorta di rischio black out tributario.

 L’opinione comune è che la «definizione agevolata» prevista dalla manovra dello scorso luglio non sia stata sufficiente. E che sia necessario immaginare qualcosa di più profondo e sistematico, fino all’introduzione di una magistratura specializzata.

Non arriva fino al timore di un black out, Leo de Rosa, dello studio Russo de Rosa Bolletta, ma non nasconde il problema. «Forse un black out no – interviene - ma certamente un rischio di approssimazione. In un sistema fiscale complesso come quello italiano la vera preoccupazione degli operatori del diritto tributario è che il clima da “caccia alle streghe” come quello attuale si traduca in interpretazioni strumentalmente pro fisco con poche garanzie per il contribuente».
Su una più ampia chiusura agevolata dei contenziosi propedeutica a una riforma, invece, si incentra la soluzione di Luca Dezzani, partner di Dewey & LeBoeuf: «Ritengo che una chiusura agevolata di tutte le liti pendenti possa essere un buon compromesso tra recupero di imposte e riduzione di costi, per gettare le basi per un progetto di riforma della giustizia tributaria. Le liti pendenti sono ancora 750mila e sono un costo esorbitante a carico della collettività in termini di tasse non pagate e spese per gli avvocati di ambo le parti».

Sarebbero la lentezza dei tribunali e meccanismi ancora troppo astrusi, la causa dell'ingolfamento del sistema, per Stefano Petrecca, socio di Di Tanno e associati, «Quello della mole di arretrato nel contenzioso tributario è un problema che in realtà non nasce oggi, ma esiste da sempre ed è un problema che riguarda anche gli altri contenziosi, civili e penali. Per il contenzioso tributario, peraltro il legislatore ha cercato in vari modi di risolvere il sovraffollamento di liti e ridurne i tempi, ad esempio eliminando, con la riforma del contenzioso del '92 uno dei quattro gradi di giudizio, la Commissione tributaria centrale, ma nonostante ciò, poiché tra le disposizioni di legge e l’applicazione concreta ci sono di mezzo mille difficoltà di carattere pratico, amministrativo e burocratico, mi troverò personalmente a discutere tra qualche mese presso una sezione della Centrale un ricorso presentato il 27 marzo del 1985, con riferimento dunque ad un contenzioso che, in caso di ulteriore ricorso in Cassazione, non è detto abbia fine nel 2012».

Il tema più scottante, in ogni caso, riguarda la composizione delle commissioni tributarie, dove sono stati posti vincoli alla presenza di alcune figure professionali. Sull'argomento non si nasconde il professor Giulio Andreani, il quale ritiene che: «Il problema delle commissioni tributarie esiste. C'è indubbiamente un profilo di incompatibilità per avvocati e commercialisti nelle commissioni. Bisognerebbe sostituirli con figure di pari competenza».

Cosa che, tuttavia, sembra come la ricerca di una soluzione al paradosso di Zenone. Infatti, conclude Andreani: «questo appare un problema risolvibile solo con un ripensamento profondo del sistema, al termine del quale si arrivi a identificare giudici specializzati. Accanto ai quali magari introdurre un sistema didifferenziazione delle pratiche».



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Dewey & LeBoeuf, Di Tanno, Russo De Rosa LeoDe Rosa, LucaDezzani, GiulioAndreani, StefanoPetrecca Equitalia


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