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Focus tax, modelli a confronto

Il terzo e ultimo degli approfondimenti in vista dell’evento di presentazione dell’Osservatorio Tax, l’indagine sul ruolo dei tax director in Italia sviluppata dal Centro Studi TopLegal, in collaborazione con l’Associazione Fiscalisti d’Impresa

09-01-2018

Focus tax, modelli a confronto



Quale tipologia di studio è preferita dai tax director al momento della selezione di un advisor? Quali sono le differenze tra i vari modelli? E, ancora, quali i servizi unici offerti? 

Questi gli argomenti dell’ultimo dei tre approfondimenti dedicati al mondo del diritto tributario in vista della presentazione dei risultati del primo Osservatorio Tax. Un’indagine, condotta dal Centro Studi TopLegal in partnership con l’Associazione Fiscalisti d’Impresa che ha coinvolto i protagonisti del settore fiscale italiano con lo scopo di fornire una fotografia chiara dell’ecosistema fiscale nazionale indagando la dinamica tra domanda e offerta dei servizi in ambito tributario.

I risultati della ricerca saranno presentati giovedì 18 gennaio a Milano (clicca qui per iscriverti).

Guerra dei modelli
Il panorama dell’offerta è dominato dagli specialisti: un tax director su due, infatti tra i diversi modelli presenti sul mercato, preferisce lo studio boutique. Meno di un quarto dei rispondenti sceglie il modello full service, infine nel 16% dei casi, a essere selezionato è uno studio o società di revisione.

Andando oltre la pura preferenza, però, ciascun modello è focalizzato su particolari aspetti della tematica fiscale ed è in grado di rispondere a esigenze di tipo diverso.

Qualità del servizio ed esperienza sono i punti di forza maggiormente riconosciuti agli studi boutique, mentre la trasversalità e l’ampia gamma di servizi offerti, unitamente al profilo internazionale sono le qualità riconosciute rispettivamente ai full service e ai revisori.

I pregi di un modello diventano le debolezze di un altro. Se agli studi specializzati sono imputati problemi di organizzazione e un’offerta limitata legati alle ridotte dimensioni, i full service soffrono di una scarsa specializzazione. Tra le criticità diffuse, invece, risulta trasversale ai modelli la distanza dal cliente.

Servizio che cerchi, studio che trovi

La scelta di un determinato modello rispetto agli altri è guidata anche dalla tipologia di bisogni da soddisfare. Nella stragrande maggioranza dei casi, il contezioso è affidato a uno studio boutique (citato dall’82% dei rispondenti), anche se questo modello è attrattivo per una molteplicità di attività sia nazionali che oltreconfine. All’estremo opposto, la tax compliance è il terreno di gioco principale degli studi di revisione.

Oltre la metà del campione, inoltre, si rivolgerebbe a uno studio full service per la consulenza nelle operazioni straordinarie, per le sinergie che riescono a svilupparsi con la parte legal della struttura.

Anche la dimensione delle società influisce sulla scelta degli advisor. Nelle società di dimensioni minori, ad esempio, ci si affida allo studio specializzato per un ventaglio di attività diversificate, mentre col crescere delle dimensioni interviene una selezione più puntuale, orientata a fattispecie particolari come il transfer pricing e la pareristica. 

Per quanto riguarda i full service se, come detto, l’attività principale rimane l’operazione straordinaria, al crescere del fatturato dell’azienda, l’attenzione si sposta, come nel caso degli specialisti, verso la pareristica e gli interpelli.

Infine, le società di revisione ottengono un discreto successo attorno alle attività cross-country, grazie all’importanza del network, e nella tax compliance, due tematiche che vedono interessate soprattutto le grandi società.


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