FRESHFIELDS OTTIENE CLEMENZA PER SCHENKER

La società faceva parte del cartello degli spedizionieri, ma ha fatto ricorso alla leniency e ha evitato una sanzione di 31 milioni

23-06-2011

FRESHFIELDS OTTIENE CLEMENZA PER SCHENKER

Sanzioni per oltre 76 milioni di euro a diciannove imprese operanti nel settore delle spedizioni internazionali via terra, per avere ristretto la concorrenza concordando gli aumenti dei prezzi da praticare alla clientela. È l’ultima mazzata inferta dall’Antitrust di Antonio Catricalà.

L’indagine è stata portata a termine anche grazie all’adesione al programma di clemenza da parte di uno dei partecipanti al cartello. Si tratta della tedesca Schenker, controllata da Deutsche Bahn AG, che ha presentato domanda di Leniency, contribuendo all’individuazione del cartello e che così ha potuto beneficiare della non imposizione di una sanzione che sarebbe ammontata a 31 milioni di euro. 
Schenker è stata assistita dal socio Gianluca Zampa (nella foto) dello studio Freshfields Bruckahus Deringer, affiancato dai collaboratori Alessandro Greco e Andrea Marega.

L’Antitrust, al termine dell’istruttoria, ha ricostruito un’intesa sui prezzi durata oltre cinque anni, dal marzo del 2002 all’autunno del 2007. Al cartello ha partecipato, con un attivo ruolo organizzativo, anche l’associazione di categoria Fedespedi.

L’istruttoria ha provato l’esistenza di un’intensa attività di concertazione: le imprese e l’associazione hanno concordato continui aumenti dei prezzi o di loro componenti attraverso almeno 20 riunioni, un ampio numero di contatti via email ed un’intensa attività di comunicazione alla categoria e all’esterno. Nel corso degli incontri venivano scambiate informazioni sui costi (in particolare, sui riflessi del prezzo del carburante e dei pedaggi autostradali esteri e sulla struttura dei costi dei partecipanti) e soprattutto si concordavano entità e modalità di incremento dei prezzi. Una volta adottate le decisioni, venivano inviate dalla Fedespedi circolari alle imprese ed alle associazioni aderenti e si effettuavano comunicati stampa per agevolare la richiesta di incremento dei prezzi alle controparti contrattuali. In questo modo anche le imprese che non partecipavano alle riunioni organizzate in ambito associativo, potevano continuare a comportarsi coerentemente con le modalità di azione concertate.
Secondo l’Autorità l’intesa ha completamente alterato la dinamica competitiva: le imprese, nel richiedere gli aumenti, partivano da una base di trattativa comune e potevano contare sulla ragionevole sicurezza che i concorrenti non avrebbero intrapreso una guerra di prezzo, ma, al contrario, avrebbero anch’essi adottato aumenti. Allo stesso modo, sapevano di confrontarsi con controparti che – avvertite degli aumenti in corso dai comunicati stampa – erano a conoscenza di una generale tendenza al rialzo dei prezzi e, pertanto, risultavano meno agguerrite nel rifiutare gli aumenti, essendo consapevoli che l’eventuale minaccia di rivolgersi ad un altro fornitore dei servizi di spedizioni internazionali, non sarebbe stata particolarmente efficace.
Dai documenti alla base dell’istruttoria emerge peraltro che le aziende puntavano ad aumenti dei prezzi molto elevati: solamente facendo riferimento ai dati resi pubblici, l’obiettivo era un incremento, fra il marzo 2002 ed il dicembre 2006, pari a quasi il 50%.

Nell’arco del periodo analizzato dall’istruttoria tutti i principali operatori del settore hanno preso parte con continuità alla concertazione, fin dal 2002. Alcune imprese, oltre ad aver partecipato all’intesa per un periodo più lungo delle altre, si sono rivelate particolarmente attive nel garantire la stabilità del cartello: si tratta di Agility, Albini, Brigl, Dhl, Italsempione, Saima, Schenker e Vidale che hanno costituito “il nocciolo duro” del cartello. Schenker prima, e Agility e Dhl poi, hanno tuttavia consentito, con le loro dichiarazioni, l’intervento dell’Autorità: in particolare, a Schenker che ha consentito la scoperta del cartello e di “mirare” gli accertamenti ispettivi è stata riconosciuta l’immunità. Ad Agility, assistita dal socio dello studio Gianni Origoni Grippo Alberto Pera, affiancato da Matteo Padellaro e Valentina Laroccia,  e Dhl, che si è fatta affiancare da Cesare Rizza di Cleary Gottlieb, l’Autorità ha riconosciuto la riduzione della sanzione, nella misura rispettivamente del 50% e del 49%.
Per la collaborazione fornita, la riduzione della sanzione, nella misura del 10%, è stata decisa anche per la società Sittam, assistita dall’avvocato Francesca Sutti, socio di Dla Piper.

Tra le altre imprese coinvolte nell’indagine c’erano Albini & Pitigliani (assistita dallo studio Carbone con il partner Sergio Maria Carbone) multata di 8,477 milioni, Brigl & Italsempione (affiancata da Bonelli Erede Pappalardo con il partner Luciano Di Via) multata di 942mila euro,  Geodis Wilson (assistita da Baker & McKenzie con il partner Andrea Cicala) multata di 12 milioni, Rhenus Logistics (per la quale ha agito McDermott Will & Emery con il socio Veronica Pinotti) multata di 3,2 milioni, Saima (affiancata da Allen & Overy con il  Silvia D’Alberti) multata di oltre 23 milioni. Infine, per Fedespedi, ha agito lo studio legale AS&T con il socio Anna Masutti. Anche a Fedespedi, l’Antitrust ha comminato una sanzione di 103mila euro.

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