Il 2015 è stato un anno di crescita su tutti i fronti per Gatti Pavesi Bianchi, che ha chiuso l'anno fiscale registrando un fatturato di 32 milioni rispetto ai 27 dichiarati per l'anno 2014. Così come i ricavi, anche gli utili hanno subito un incremento considerevole, passando da 14,9 a 20 milioni.
Il 2015 è stato un anno pregno di cambiamenti anche sul fronte della partnership per lo studio, a partire da febbraio, con la scomparsa del fondatore Carlo d’Urso. A distanza di pochi mesi, in luglio d'Urso Gatti e Bianchi ha intrapreso una decisa svolta accogliendo tre equity partner: Carlo Pavesi (in foto), il cui nome entra in insegna, Stefano Verzoni e Luca Faustini. Dopo aver inizialmente mantenuto il suo storico fondatore nella denominazione, a partire da gennaio 2016 ha invece cambiato il nome in Gatti Pavesi Bianchi. Per l'insegna si è trattato del sesto rebranding in poco più di 15 anni.
L'integrazione si proponeva di rafforzare le rispettive aree di competenza nella consulenza strategica e societaria, nelle operazioni di M&a e capital markets, nel banking e nelle ristrutturazioni d’impresa, nonché nel contenzioso. E coerentemente con gli intenti, lo studio ha dichiarato a TopLegal di aver registrato nel corso del 2015 un incremento delle attività proprio nelle aree M&a, capital markets e finance.
Guardando nello specifico delle attività, è stato protagonista di diverse operazioni sistemiche. Tra gli ultimi deal seguiti, si ricordano la fusione tra le popolari Banca Popolare di Milano e Banco Popolare, la fusione tra Yoox e Net-A-Porter, la joint venture tra Intesa Sanpaolo, Unicredit e Kkr e il passaggio del controllo di Pirelli.
Con sedi a Milano e Roma, la nuova associazione professionale conta dodici soci equity su un totale di 71 professionisti, di cui 62 iscritti all'albo e 9 praticanti.
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