Innanzitutto i numeri: 18 soci e 120 collaboratori. Un team di lavoro che oggi produce oltre il 30% del fatturato annuo di Gianni Origoni Grippo & partners. Una squadra che nelle prossime settimane lascerà lo studio per dar vita a una nuova associazione professionale.
A guidare la scissione sarebbero i soci Alberto Giampieri, Filippo Troisi e Bruno Bartocci i quali sarebbero riusciti ad aggregare, attorno a un progetto professionale alternativo, alcuni partner tra cui: Giovanni Nardulli, Enzo Schiavello, Monica Colombera, Andrea Giannelli, Giandomenico Ciaramella, Silvano Enne, Denis Fosselard, Guido Iannoni, Filippo Pacciani e Andrea Fedi.
La scorsa settimana, secondo quanto TopLegal ha avuto modo di apprendere da fonti vicine ai vertici dello studio, i senior partner, Franco Gianni (nella foto) e GianBattista Origoni hanno ricevuto mandato da 34 soci di comunicare al managing partner Giovanni Nardulli e tramite lui ai membri del comitato esecutivo (Giampieri, Troisi e Bartocci) che la loro politica di gestione dello studio non aveva più la fiducia del resto dei soci.
Secondo quanto abbiamo avuto modo di apprendere, la divergenza tra le due anime dello studio sarebbe divenuta insanabile a causa delle sedi decentrate dello studio. Dopo aver deliberato la chiusura di Napoli (che sarà operativa dal 31 ottobre), erano stati aperti i “fascicoli” Padova e Bologna (che producevano perdite di qualche centinaia di migliaia di euro). Comitato esecutivo e managing partner non ritenevano più strategiche queste sedi. Mentre una componente piuttosto nutrita dello studio le considera essenziali per il futuro dello studio e per la crescita della practice di Corporate.
Dopo la comunicazione della “sfiducia”, i soci, che nei mesi scorsi erano stati al centro di rumor di mercato relativi ad un possibile passaggio allo studio Bonelli Erede Pappalardo, hanno deciso di contarsi e vedere in quanti, all’interno di Gianni Origoni, sarebbero stati disposti a seguirli in un’avventura indipendente. I numeri sono quelli che abbiamo riferito e nell’elenco rientra anche il managing partner, Giovanni Nardulli che, secondo quanto TopLegal ha avuto modo di apprendere, rivestirà il ruolo di managing partner anche nel nuovo studio. Questa realtà avrà un nome «istituzionale» (che a giorni verrà registrato dai diretti interessati) e sedi a Roma, Milano e Londra.
Ma cosa accadrà ora all’interno di Gianni Origoni? Da quello che abbiamo avuto modo di osservare nessuno si è stracciato le vesti. Nello studio restano più di 200 professionisti, 60 milioni di fatturato e un rainmaker di nome Francesco Gianni. I vertici dello studio hanno un atteggiamento attendista e aspettano di vedere in quanti, realmente, seguiranno Nardulli, Giampieri, Troisi e Bartocci. Quello che al momento è possibile stimare è che la ripercussione immediata di questo spin off sul fatturato sarà del 30%. Tuttavia, visto che i soci in questione prendevano circa il 42% degli utili dello studio, chi rimane potrà recuperare una fetta di profitti.
Altra conseguenza diretta di questo spin off sarà la sopravvivenza delle sedi di Padova e Bologna dello studio. Resta l’incognita New York. La chiusura di questa sede storica dello studio era praticamente stata decisa, ma ora che lo scenario è mutato potrebbe essere riaperta la discussione interna sull’opportunità di conservare o meno l’ufficio negli Usa.
Infine, secondo quanto risulta a TopLegal, anche il socio Alberto Maggi e alcuni altri partner del Labour sarebbero in uscita. Le voci sul destino di questo gruppo di professionisti, al momento, sono discordanti. Mentre parrebbe che sarebbero pronti a entrare nello studio a cui daranno vita Troisi e gli altri, c’è chi sostiene che siano già in contatto con un’altra law firm che sarebbe pronta ad accoglierli al suo interno. A questo punto, staremo a vedere!
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