Soddisfatti a metà. si può riassumere così il giudizio dell'Aigi (Associazione Italiana Giuristi d’impresa) In relazione al disegno di riforma della professione forense licenziato dalla Commissione Giustizia del Senato. L'Aigi, mentre accoglie con soddisfazione alcuni emendamenti approvati, è rammaricata per la mancata istituzione di un Elenco speciale degli Avvocati dipendenti di Imprese o Enti privati annesso all’Albo degli Avvocati, tenuto dai Consigli dell’Ordine, che avrebbe consentito ai giuristi d’impresa di mantenere le prerogative degli iscritti all’Albo anche in costanza del rapporto di lavoro dipendente, come invece da sempre è previsto per gli Avvocati di Imprese o Enti Pubblici.
Infatti, nella realtà odierna i passaggi dall’attività di avvocato a quella di giurista d’impresa, e viceversa, si fanno sempre più ricorrenti proprio per l’analoga natura delle due attività, in particolare nell’ambito stragiudiziale. «La disparità di trattamento a carico degli avvocati che lavorano come giuristi d’impresa» commenta Giovanna Ligas (nella foto) Presidente Aigi «risulta evidente anche alla luce della legislazione che disciplina l’attività di tutti gli altri professionisti dipendenti, come commercialisti, ingegneri o medici che possono rimanere iscritti ai rispettivi Albi professionali anche se sono lavoratori dipendenti».
L’avvocato Ligas sottolinea inoltre che «Aigi è vicina alla posizione di Confindustria e delle altre Associazioni che vedono limitata la loro possibilità di prestare consulenza legale ai propri associati». «Risulta poi incomprensibile la mancata attenzione alle ragionevoli richieste di Asla di vedere disciplinate le denominazioni degli studi associati in maniera analoga a quelle di tutti gli studi legali associati in Europa e nel mondo Occidentale».