Come far convivere tradizione e innovazione? Nell’ambito dell’offerta legale sta prendendo piede la creazione di realtà separate che guardano in autonomia a un proprio posizionamento sul mercato. Negli ultimi giorni Nctm (TLIndex11) ha annunciato la nascita della società tra avvocati per azioni Nextlegal promossa insieme a Cribis Credit Management per il recupero crediti e il contenzioso dei non performing exsposure (Npe). Poco tempo prima BonelliErede (TLIndex1) ha annunciato la trasformazione del proprio beLab in una società per azioni con focalizzazione su un’ampia gamma di servizi basati sulla tecnologia digitale.
Con l’avvento dell’intelligenza artificiale e l’ascesa degli Alsp – alternative legal service provider – il mercato ha iniziato a sperimentare i benefici della tecnologia in termini di costo e fruibilità sia su dossier per loro natura seriali (come la gestione degli Npl) sia per richieste complesse e innovative (si pensi alle investigazioni e al controllo sulle terze parti). Nel mondo anglosassone un report di fine 2019 di Thomson Reuters indicava già che l’utilizzo degli Alsp per le investigazioni, la ricerca legale, la revisione dei documenti e l’ediscovery, aveva superato i livelli precedentemente previsti per il 2021 con il 25% delle grandi aziende che aveva in programma di aumentare la spesa per questi servizi.
In Italia, la ricerca di TopLegal sul tema (“Il legaltech visto dagli in house”, pubblicata nel numero di TopLegal Review aprile/maggio 2020) ha svelato che la metà degli in house interpellati, prevalentemente general counsel e responsabili legali di grandi aziende operanti in Italia, ritiene che l’impatto delle nuove soluzioni tecnologie nell’attività legale sia in evidente crescita, sebbene non ancora diffuso. In cima alle attese degli in house: riduzione dei tempi, efficienza interna, riduzione dei costi interni.
Queste dinamiche pongono alle insegne la sfida di tenere insieme coerenza di posizionamento dello studio e capacità di innovare e competere in un’arena che non è più quella tipica dell’assistenza tradizionale. C’è qui un chiaro tema di messaggio: come dare coerenza al posizionamento dello studio full service di fascia alta caratterizzato dall’assistenza a forte valore aggiunto con la richiesta di maggiore efficienza sui costi e soluzioni al passo con i nuovi strumenti tecnologici?
Nel caso di Nctm la scelta è stata quella di dare seguito alla specializzazione verticale sugli Npl iniziata con Solve e creare una realtà esterna che, attraverso software proprietari, permetta l’automazione di tutte le funzioni ripetitive. «Il nostro obiettivo – ha spiegato a TopLegal Gianluca Massimei, socio di Nctm e amministratore delegato di NextLegal – è ridurre l’attività professionale caratterizzata da minor valore aggiunto. È questa la sfida su cui stiamo lavorando per il futuro. Il comparto legale sarà costretto ad affrontare un forte sviluppo tecnologico, soprattutto nel litigation. La digitalizzazione, termine ampiamente sfruttato facendo riferimento alla mera disponibilità dei documenti, deve essere invece analizzata nell’ottica di un suo utilizzo proattivo, ossia del miglioramento di sistemi e processi anche nel litigation, ad esempio attraverso l’automazione di parte degli atti processuali».
La creazione di società prodotto legate alla tecnologia è un percorso intrapreso già nel 2016 da Nctm con la creazione di iLex che, insieme a Toffoletto De Luca Tamajo (TLIndex28) ha sviluppato un software gestionale prima a servizio dei due studi e oggi posizionato come prodotto sul mercato. Recentemente lo studio ha creato anche UniqLegal che, in partnership con La Scala (TLIndex232) e Unicredit, si occupa della difesa degli istituti bancari in relazione al contenzioso passivo. «La logica sottostante a tutte queste operazioni – ha affermato Massimei – è spostare certe attività in “veicoli” separati, che possono avere una struttura societaria o quella di un’associazione professionale tradizionale ma che possono applicare logiche di business legale diverse ed ancora più efficienti. Ci sono, infatti, settori verticali che meritano di essere portati in realtà autonome».
Sia per UniqLegal sia per NextLegal la struttura giusta è stata individuata nella società tra avvocati per azioni. Nel caso di NextLegal gli azionisti sono gli stessi soci di Nctm e il partner non avvocato, Cribis Credit Management. Si aggiunge così una nuova esperienza allo strumento società tra avvocati per azioni che, dalla sua istituzione ha avuto poca fortuna (la prima esperienza fu La Scala Cerved). Sebbene NextLegal sia una realtà molto verticale e specializzata, nella visione di Nctm si posizionerà come un ambiente in cui sviluppare progetti innovativi nel settore della digitalizzazione. «Si tratta di un processo inevitabile – ha spiegato Massimei – perché il mercato legale sta sperimentando una erosione del business da parte di player che non hanno il loro core business nel settore legale».
L’esempio sono le società di revisione che offrono soluzioni non solo sotto il cappello di avvocato ma anche per esigenze diverse. Sono proprio le Big Four, secondo il report di Thomson, tra gli Alsp più grandi e in più rapida espansione: circa il 23% delle grandi insegne si è trovato nel 2019 a concorrere e a perdere il business a favore delle Big Four.
In questa logica si muove BonelliErede con la trasformazione di beLab in società per azioni. «BeLab svolge oggi attività diverse da quelle portate avanti da BonelliErede, attività complementari a quelle riservate agli avvocati. Ci è sembrato funzionale quindi trasformare il laboratorio in una società di servizi», ha spiegato a TopLegal Marcello Giustiniani, partner di BonelliErede. La società fa capo per il 100% a BonelliErede e gli utili confluiranno nell’associazione professionale.
Nel trasformare beLab in una società per azioni lo studio ha scelto di rimarcare un salto terminologico ben preciso: da laboratorio di innovazione in pancia a BonelliErede a vero e proprio alternative legal service provider captive. A livello internazionale gli studi che hanno istituito Alsp captive sono, nella recensione del report del 2019 di Thomson Reuters, Allen & Overy (TLIndex26), Clifford Chance (TLIndex6), Eversheds (TLIndex85), Orrick (TLIndex15) Reed Smith e WilmerHale.
La visione di BonelliErede è di porsi come punto di riferimento italiano. «BeLab, coerentemente con il modello degli Alsp captive – ha detto Giustiniani –, va anche direttamente sul mercato offrendo i propri servizi così come sono o in combinazione con i servizi di BonelliErede, in base alle esigenze dei clienti. Se all’estero la situazione competitiva è chiara sul fronte degli Alsp, nel quadro italiano stiamo cercando di far conoscere il concetto di Alsp. Crediamo però che il mercato evolverà e che ci sarà sempre maggiore bisogno di Alsp domestici, e non di una filiale italiana di un provider globale». Il modello propone servizi chiavi in mano specifici e predefiniti che saranno accessibili sia a BonelliErede sia alle aziende. Tuttavia, non si esclude anche la proposta attraverso la sola piattaforma legal tech. Si tratta quindi di un’offerta autonoma e dotata di risorse separate che include profili professionali specifici.
Cercando un’analogia nel mondo finanziario, la mossa di BonelliErede richiama la svolta di Mediobanca con la creazione di CheBanca! L’operazione, che puntava a differenziare le fonti di raccolta della banca, ha portato lo storico salotto buono della finanza italiana a entrare nella competizione delle banche commerciali in un ambito in forte innovazione tecnologica con l’avanzata dei servizi digitali e più in generale del fintech.
«L’analogia è interessante – ha commentato Giustiniani –. E il trait d'union che vedo è l’innovazione e la complementarietà. Anche noi veniamo misurati sull’efficienza, sul parametro dei costi e sull’affidabilità tecnologica. Bisogna infatti stare attenti a non cadere in un equivoco: con beLab non offriamo i servizi di BonelliErede in chiave più economica e di commodity, ma proponiamo, attraverso l’innovazione e la tecnologia, servizi differenti che sono complementari e che vengono incontro a diverse esigenze. Il punto chiave è semplificare la complessità, restituire all’utente un prodotto fruibile in maniera semplice e con modelli di costo differenti». Si tratta quindi sia di servizi quali i modelli 231, il compliance management e servizi collegati alle transazioni, sia di servizi quali e-discovery e litigation support, investigation, Kyc (know your customer) e due diligence terze parti.
Nella scelta di creare un Alsp italiano c’è quindi una duplice chiave di lettura: la sfida sul costo, per servizi maggiormente standardizzabili e in serie; la sfida sull’innovazione tecnologica per servizi nuovi integrativi resi possibili dalle nuove tecnologie come i Big Data che permettono la revisione di grandi masse di documenti. Il risultato può essere anche servizi molti sofisticati e articolati basati sulla tecnologia per semplificare le risposte e con esse i costi.