«Il modello classico dello studio italiano è diventato anacronistico perché basato sulle individualità e qualche volta sull'egoismo di chi non si preoccupa del dopo». Così, Mario Tonucci, si esprime sul grande tema della governance degli studi legali nella inchiesta di copertina che TopLegal pubblicherà nel suo numero di aprile. «Molto spesso gli studi Italiani non riescono a scrollarsi di dosso la figura che risale alla tradizione del vecchio dominus degli studi tradizionali e che finisce per limitare sia la crescita dei nuovi talenti sia la valorizzazione dell'organizzazione a prescindere dal ruolo carismatico del leader storico». Ma le cose stanno cambiando: «Stiamo assistendo alla crescita di nuovi modelli di studio legale che si organizzano sul modello delle partnership anglosassoni». Questi studi si pongono all'attenzione generale attraendo oggi i migliori talenti nei singoli ambiti specialistici ed essendo in grado di fornire un'assistenza globale. «Grazie alle notevoli sinergie, alla tecnologia avanzata, ai supporti provenienti anche dalla partecipazione a network internazionali, alla presenza di sofisticate banche dati», sottolinea Tonucci, «i servizi prestati ai clienti da questi studi risulteranno sempre più spesso preferiti a quelli forniti dai professionisti tradizionali organizzati artigianalmente. Qualità, prezzo, tempestività oggi più che mai influenzeranno le scelte del cliente». Ma a cosa porterà il processo di evoluzione che è attualmente in corso? «La mia impressione è che nel tempo assisteremo ad una sempre maggiore aggregazione delle realtà professionali esistenti», osserva l’avvocato. «L'attività legale di un certo livello sarà appannaggio di un numero ristretto di studi di standing internazionale (forse non più di dieci) sulla falsariga di quanto a suo tempo avvenuto per le società di revisione».
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