di Marco Michael Di Palma
Un paio di mesi fa, era opinione comune sostenere che l’anno che stava per concludersi era molto diverso dal 2021, tra i più redditizi mai registrati per gli avvocati d’impresa da prima della grande crisi finanziaria. La domanda per le operazioni di compravendita era stata quasi senza precedenti, generando per le casse degli studi legali livelli di ricavi e profitto eccezionali. Già nel secondo semestre del 2022, però, si erano registrate le prime fasi del rallentamento economico e le società iniziavano a ritardare o a rinviare del tutto le trattative a fronte dell'incertezza politica ed economica.
L’inflazione, la guerra in Ucraina e la politica zero-Covid in Cina hanno pesato sul 2022, ma queste dinamiche potrebbero attenuarsi nel 2023. A preoccupare di più i mercati sono il perdurare della crisi energetica – l’Italia è tra i Paesi con la più bassa autonomia energetica in Europa – e gli effetti sull’economia dei tassi di interesse che potrebbero continuare a salire per contrastare definitivamente la ripresa dell’inflazione. Il Pil italiano sarà in frenata (+0,4%) dopo la crescita sostenuta nel 2022 (+3,9%).
Guardando il lato positivo, bisogna tenere presente due fattori: uno macroeconomico e l’altro connaturato al mondo professionale. La storia insegna che le recessioni innescate dall'eccesso di liquidità, come nell'attuale congiuntura, tendono a essere più superficiali rispetto a quelle dovute alla sovraestensione del credito e del debito. Difatti, le previsioni torneranno a migliorare nel secondo semestre quando il mercato tornerà a concentrarsi sulle attese per il 2024. Inoltre, la contrazione economica tende a colpire meno gli studi legali rispetto agli altri comparti dell'economia grazie ai costi fissi molto inferiori e allo stabilizzatore automatico dell’offerta anticiclica.
Ci saranno comunque delle sfide: il contesto del mercato delle operazioni di fronte al costo elevato del debito, la gestione interna dello studio legale e la stretta delle società sulla spesa esterna.
Gli alti tassi d’interesse rendono più costoso il finanziamento per le operazioni, mentre l’inflazione abbassa i rendimenti reali sugli investimenti. Cedere gli asset e generare rendimenti diventano altresì più complessi. Più di un esperto di stragiudiziale nei mesi scorsi ha presagito l’indietreggiamento degli investitori con la necessità di presidiare i settori industriali con prospettive di medio-lungo termine.
Nel periodo post pandemico, gli studi legali hanno allargato a ritmo sostenuto il numero di soci promossi o acquisiti e questo impatterà sulla produttività e sugli utili. Le eventuali misure destinate a mitigare il rallentamento del mercato si differenzieranno per finalità ed efficacia. In molti casi, le decisioni saranno condizionate dalla tendenza dei soci a concentrarsi sui profitti a breve termine. Alcune associazioni, invece, continueranno a dare priorità allo sviluppo e alla crescita a lungo termine, in particolare, fidelizzando i talenti su cui hanno investito.
Come in ogni congiuntura, dopo il personale di supporto, le figure più esposte ai tagli sono gli associate. Abbiamo appena assistito a un ciclo di abbandoni record da parte dei collaboratori. Non sarà per niente facile far quadrare le necessità di ordine economico con l’immagine che gli studi legali hanno provato finora a trasmettere all'esterno e ai propri collaboratori. Le ricerche dell’Osservatorio Associate TopLegal confermano che gli studi legali capaci di dimostrare di valorizzare i propri collaboratori in quanto professionisti qualificati, e non meri produttori di utili, riscuotano il più alto tasso di fedeltà. In un momento in cui non potranno essere preclusi i licenziamenti, diventerà difficile dimostrare questa considerazione senza compromessi alla credibilità.
Un’altra fonte di attriti sarà il lavoro da remoto, in gran parte tollerato fino a questo momento. Molti soci continuano ad augurarsi (o a pretendere) il ritorno in carica e la presenza in studio cinque giorni su cinque. La realtà è che viviamo ora in un mondo del lavoro ibrido e flessibile. Imporre una linea dura potrebbe innescare un nuovo malcontento e un’ulteriore ondata di uscite. Occorrerà, invece, ripensare l’ufficio come luogo di costruzione (e ricostruzione) dei rapporti tra persone per favorire creatività, lavoro di squadra e reti di sostegno.
Infine, la decrescita economica rimetterà in primo piano il contrasto tra gli interessi degli studi legali e quelli degli assistiti. Anticipando volumi ridotti e una maggiore scontistica, gli studi legali statunitensi hanno già annunciato un aumento record delle tariffe del 8 per cento. Le società vanno nella direzione opposta. Poiché il budget legale rappresenta la voce di spesa più elevata e anche più imprevedibile, l’aumento dei costi operativi e del carico di lavoro potrà solo intensificare le pressioni sulla spesa. Possiamo aspettarci, quindi, uno sforzo raddoppiato delle direzioni per negoziare la riduzione delle parcelle. L'onere di contenere tempi e costi di gestione spingerà i general counsel a rivalutare il numero di studi legali con cui collaborano e a consolidare i rapporti.