Lo studio Grüner Dinelli ha ottenuto una vittoria al Consiglio di Stato in merito alla controversia che, dal 2008, vede contrapposti Danilo Infantino, difeso da Sebastiana Dore dello studio Clarizia, e altri nove dirigenti dell’Anac, assunti in seguito a un concorso bandito dall’ex Avcp.
Il processo giunge finalmente a conclusione dinanzi al Consiglio di Stato (sentenza della Sez. V, 18 luglio 2017, n. 3542), dopo che sulla questione vi erano già state, tra Tar Lazio, Consiglio di Stato e Cassazione a Sezioni Unite, ben sette sentenze.
I giudici di Palazzo Spada, sposando le tesi già sostenute in sede di ricorso incidentale in primo grado dalla difesa di Maria De Tullio e Giovanna Pari, assistite da Giuliano Grüner e Federico Dinelli, soci fondatori di Grüner Dinelli, ha accolto il loro appello, dichiarando in parte l’inammissibilità e in parte l’improcedibilità del ricorso proposto da Infantino.
Precedentemente, con la sentenza n. 322 del 2015, il Consiglio di Stato aveva dichiarato inammissibile l’opposizione di terzo proposta dalle stesse De Tullio e Pari, in qualità di controinteressate pretermesse, contro la sentenza d’appello che aveva annullato tutti gli atti della procedura concorsuale, così da comportare la decadenza dei nove dirigenti assunti nel 2008. Senonché, in seguito al ricorso per revocazione proposto da De Tullio e Pari, assistite per la prima volta dallo studio Grüner Dinelli, il Consiglio di Stato ha revocato la sentenza n. 322 e ha rinviato al Tar per un nuovo giudizio di merito, da celebrarsi previa integrazione del contraddittorio.
Il Tar ha nuovamente annullato tutti gli atti della procedura concorsuale, ma la sentenza è stata integralmente riformata dal Consiglio di Stato, adito in appello, sia da De Tullio e Pari, sia dagli altri dirigenti coinvolti, difesi da Gianluigi Pellegrino.
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