GUARINIELLO: «ETERNIT, QUESTA SENTENZA VALE PER IL MONDO»

Il magistrato commenta a TopLegal la storica decisione del Tribunale di Torino: «Un punto di partenza per la giustizia del lavoro, anche a livello internazionale». Effetto delle nuove leggi? «No, le norme c'erano, però erano disapplicate»

15-02-2012

GUARINIELLO: «ETERNIT, QUESTA SENTENZA VALE PER IL MONDO»

La sentenza Eternit ha condannato a 16 anni di reclusione per disastro doloso e rimozione di misure antinfortunistiche gli ex vertici della multinazionale Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier. L'inchiesta porta il nome del magistrato Raffaele Guariniello (in foto), paladino della vittoria per le famiglie delle vittime. Raggiunto presso il suo studio da TopLegal, ha precisato alcuni aspetti che potrebbero essere fondamentali per potenziare le misure di controllo sulla sicurezza dei lavoratori.

La sentenza di Torino su Eternit, a parer suo, è frutto delle normative più stringenti, degli ultimi anni, come la 231? Sarebbe stata impensabile 10 anni fa?

No, direi che non sono le nuove norme ad aver indirizzato il giudizio, ma l'applicazione di norme in genere disapplicate.

Sulla base di tale sentenza s'inaspriranno anche i controlli verso le aziende e la gestione dei manager?
Spero di sì. I risultati che si ottengono sono importanti. Per applicare correttamente le norme, soprattutto in materia di sicurezza sul lavoro, occorre cambiare metodologia di indagine. E far sì che si mettano in luce elementi, dove ci siano, che indicano il dolo, così da portare all'applicazione di pene più severe e  aprire la scena a ipotesi di reato più gravi.  È necessario compiere indagini e metodologie che vadano più a fondo. Mi auguro che questo sia un punto da cui partire. Un punto di riferimento per l'Italia, ma anche  per il resto del Mondo.

Quindi altri Paesi potranno trarre spunto da questa decisione per migliorarsi?

Alla lettura della sentenza erano presenti delegazioni da tutto il mondo. Inoltre, mi è capitato, proprio ieri, di leggere su Le Monde che i francesi si interrogano su come sia possibile che noi italiani siamo arrivati a questa soluzione, mentre loro sono ancora lontani. Per cui stanno cercando di trarre spunto per migliorare la situazione.

Lei ha avanzato l'ipotesi di una Procura proprio in materia di sicurezza sul lavoro, è una proposta che è stata presa in considerazione dalle autorità?

Giusto stamane incontrerò la Commissione Parlamentare Orfani delle morti bianche e in quest'occasione discuteremo sul da farsi. Vedremo i prossimi passi, quali saranno.


Si dice che voglia appendere la toga al chiodo, è così?

Per continuare a svolgere la mia professione è necessario che vengano superati alcuni problemi: abolire la decennalità, che si parli di più di sicurezza sul lavoro, e si dia a questi processi  la stessa importanza che si dà, per esempio, a quelli di mafia. Inoltre, che sia istituita la Procura sulla sicurezza sul lavoro. Appenderò la mia toga al chiodo? Vedremo.


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