Herbert Smith Freehills (Hsf) e Kramer Levin hanno annunciato una fusione per creare uno studio legale globale. L’integrazione darà vita a uno studio legale di primo piano, nominato Herbert Smith Freehills Kramer, con oltre 2.700 avvocati, di cui circa 640 soci, operante in 25 uffici in tutto il mondo.
La nuova entità si posizionerà tra i primi 20 studi legali globali, con ricavi annuali previsti superiori ai 2 miliardi di dollari fin dall’inizio. Questa unione potenzia le competenze del nuovo studio in aree chiave come la risoluzione delle controversie, le transazioni, il capitale privato, M&A e la ristrutturazione, oltre che in settori quali energia, servizi finanziari e tecnologia. Lo studio sarà inoltre in grado di offrire un supporto solido per transazioni internazionali complesse e contenziosi di grande rilevanza.
L’operazione unisce l’ampia presenza di Herbert Smith Freehills nel Regno Unito, nella regione Asia-Pacifico e nell’area Emea con quella di Kramer Levin negli Stati Uniti, a New York, Washington D.C. e Silicon Valley. La fusione inoltre accelererà anche la crescita e l’espansione di Kramer Leven negli Stati Uniti in settori in cui Herbert Smith Freehills è già leader, quali l'energy, i servizi finanziari, le infrastrutture, il settore minerario e l'high tech.
I colloqui tra Hsf e Kramer Levin sarebbero iniziati nell'estate scorsa, dopo la richiesta di contatto da parte di Hsf per discutere la fusione, in programma di ufficializzazione l'1 maggio 2025, senza coinvolgere, tuttavia, l’ufficio di Parigi di Kramer Levin, che conta 63 avvocati.
La nuova società sarà guidata dall’attuale Ceo di Hsf, Justin D’Agostino, e dalla chair e senior partner di Hsf Rebecca Maslen-Stannage, mantenendo i loro titoli. I co-managing partner di Kramer Levin, Howard Spilko e Paul Schoeman, entreranno nel comitato esecutivo e negli organi di governance. Inoltre, Kramer Levin avrà rappresentanti nel consiglio globale della nuova realtà.
La fusione prevede anche un team esecutivo specifico per gli Stati Uniti, che gestirà le attività quotidiane della nuova società nel Paese e integrerà le attività statunitensi nell’ecosistema globale. Inoltre, si prevede che il team sarà composto principalmente da membri di Kramer Levin.
Il piano quinquennale della nuova società si concentrerà sul potenziamento delle competenze in private equity a New York, class action, antitrust e settore energetico negli Stati Uniti. Tra le sfide principali c’è l’equilibrio dei profitti per partner, attualmente più alti in Kramer Levin rispetto a HSF. Per questo, verrà adottato un sistema retributivo misto, basato sia sull’anzianità sia sul merito, i cui dettagli sono ancora in definizione.
Paul H. Schoeman, co-managing partner di Kramer Levin, ha evidenziato l'affinità culturale tra le due insegne: «Le nostre culture aziendali sono perfettamente allineate e condividiamo valori fondamentali, come la convinzione che la collaborazione sia essenziale per offrire soluzioni di prim'ordine ai nostri clienti. Siamo, inoltre, impegnati per valorizzare e porre al centro i criteri di diversità e inclusione, il lavoro pro bono e il servizio alla comunità».
Rebecca Maslen-Stannage, chair e senior partner di Herbert Smith Freehills, ha dichiarato: «Questo deal rappresenta una svolta strategica. Da tempo puntavamo a rafforzare la nostra presenza negli Stati Uniti, e Kramer Levin è il partner ideale per realizzare questa visione».
Per quanto riguarda l'Italia, Laura Orlando (nella foto), managing partner di Herbert Smith Freehills nel nostro paese, ha assicurato: «L’Italia, che dall'apertura dell'ufficio di Milano si è affermata come un pilastro della piattaforma globale di Herbert Smith Freehills, continuerà a svolgere un ruolo centrale e propulsivo nel nuovo asse Emea-Us».
In foto: Laura Orlando, managing partner di Herbert Smith Freehills in Italia
TAGS
Herbert Smith Freehills, Kramer Levin LauraOrlando