I commercialisti milanesi celebrano i 150 anni dell'Unità d'Italia, alla loro maniera, ovvero parlando di federalismo fiscale. Lo fanno in un convegno tenutosi a Palazzo Reale, alla presenza del sindaco di Milano Letizia Moratti, di Luigi Casero, sottosegretario all’economia e di Francesco Boccia membro della Commissione Bilancio della Camera.
Il presidente dell’Ordine dei commercialisti (Odcec) di Milano, Alessandro Solidoro, ha aperto la giornata spiegando il senso del convegno: «Il procedimento di attuazione all'articolo 119 della Costituzione è partito nel 2008 e oggi - con l'arrivo del fisco municipale e regionale - l'impalcatura è definita. Sia per le entrate, visto che ora si sa quali e quanti tributi ogni livello di governo riceverà; sia per le uscite, poiché la società Sose spa ha già avviato la ricognizione dei fabbisogni standard di comuni e province (cioè i servizi da erogare su tutto il territorio nazionale in condizione di efficienza) e farà lo stesso per le regioni nelle materie diverse dalla sanità».
Nicola Cavalluzzo, commercialista, ha distinto fisco
municipale e fisco regionale. «Il primo disciplina le modalità per
l’attribuzione al Comune di tributi propri quali: la cedola secca sugli
affitti, l’imposta di soggiorno e l’imposta municipale. Per quanto
invece riguarda il fisco regionale il decreto individua tre fonti di
entrata: la compartecipazione (IVA in primis), l’addizionale regionale e
la devoluzione alla Regione degli incassi conseguente alla lotta
all’evasione».
Critico nei confronti della riforma, Maurizio Logozzo, docente straordinario di diritto tributario alla Cattolica di Milano, si è espresso con parole severe: «Assicurare direttamente le risorse finanziarie con una tendenziale autonomia di entrata e di spesa e maggiore responsabilizzazione degli amministratori locali nella gestione della “cosa pubblica” rappresenta un aspetto positivo ma l’altro lato della medaglia è l’estrema complessità del sistema tributario federalista, caratterizzato da una “iperlegificazione” senza precedenti nel nostro ordinamento tributario e il rischio (o forse la certezza) dell’aumento della pressione fiscale complessiva. Vista anche la previsione di imposte di scopo (a livello comunale e provinciale) e di nuovi tributi propri a livello regionale, con possibilità anche di aumento delle addizionali comunali e regionali».