General counsel nel complesso soddisfatti dell’assistenza ricevuta durante l’anno di Covid-19. Hanno apprezzato la capacità degli studi di attrezzarsi tempestivamente per fornire servizi adeguati a fronte di una situazione fuori da ogni schema. Tuttavia, hanno altresì puntualizzato la necessità di maggiore reattività, unità e flessibilità nella risposta. Questo in sintesi il barometro della soddisfazione dei clienti emerso durante le giornate di riunione dei TopLegal Industry Awards dello scorso maggio.
Come ogni anno, in occasione delle riunioni della Commissione Tecnica, TopLegal ha rinnovato l’osservatorio permanente sulla domanda e l’offerta di servizi legali suddivisi per settore, confrontandosi con gli in house sulla loro percezione del servizio legale ricevuto in relazione alle 25 industry oggetto di analisi. Un’analisi che va oltre ai mandati ma raccoglie le esperienze e le opinioni dei rappresentanti aziendali in termini di servizio ricevuto e problematiche riscontrate, così come delle capacità non tecniche più apprezzate dai clienti.
L’aspetto che è risultato sotto la lente di ingrandimento in quest’anno di pandemia, ossia la necessità di maggiore reattività e flessibilità, è legato a doppio filo alla strutturazione dei team di lavoro. Se è vero che la squadra che opera in un determinato settore debba essere eterogenea e comprendere professionalità trasversali, dall’altro canto occorre anche un partner "capofila" che tenga le redini del mandato e faccia da interlocutore unico per il cliente.
Altrimenti, lamentano i general counsel, si rischia di dover rincorrere ogni singolo partner, perdendo tempo nel collezionare tutti i pezzi. La rapidità della consulenza è divenuto un fattore sempre più valutato dai Gc, che si sono trovati durante la pandemia a dover dare risposte veloci a problemi pressanti. In secondo luogo, una risposta coordinata e unitaria deve essere caratterizzata da maggiore flessibilità da parte dei consulenti sia a livello di tempo, dunque maggiore reperibilità, che a livello di costi.
La reazione iniziale all’emergenza sanitaria è stata infatti una generale limitazione dei budget, cui è corrisposta una richiesta da parte delle aziende di spendere il meno possibile in consulenti esterni. Questo si traduce nella ormai estinzione annunciata della tariffa oraria, a favore di cap fissi e pagamenti sempre più tarati sul successo delle iniziative.
Per quanto riguarda i singoli settori, nel Real Estate è emerso l’ap- prezzamento per gli studi legali che hanno rinforzato (o aperto) la practice, comprendendone il potenziale, e hanno coperto specifiche tematiche oggetto di domanda quali l’urbanistica e la logistica. In particolare, sono state apprezzate le insegne che sono riuscite a creare una “scuola di formazione” per i più giovani, valorizzati e mandati in prima linea con il cliente (prosegue...)
L'articolo completo è stato pubblicato su TopLegal Review, nr. maggio/giugno 2021, ed è disponibile su E-edicola.