I Piani Individuali di Risparmio (PIR)

25-09-2017

I Piani Individuali di Risparmio (PIR)

I Piani Individuali di Risparmio (PIR), introdotti nell’ultima legge di Stabilità, sono sicuramente la principale novità per quanto riguarda il risparmio italiano del 2017. I primi dati sembrano confermare il grande successo di questo prodotto e reti di distribuzione e banche stanno investendo molto per collocarlo.

Le caratteristiche fiscali di questo prodotto, che prevede la detassazione delle plusvalenze qualora si mantenga l’investimento per più di 5 anni, sono ben note. Purtroppo meno noti sono i rischi associati a questo tipo di investimento e sulla sua reale adeguatezza per la protezione del risparmio nel lungo termine. In questo articolo elencheremo alcuni fattori di rischio che tutti dovrebbero avere a mente qualora stiano considerando di investire con questo strumento. Ma cominciamo a descrivere le caratteristiche del prodotto.

Quali sono le caratteristiche dei PIR?

L’obiettivo dei PIR, sicuramente meritorio nelle intenzioni, è quello di indirizzare il risparmio verso le piccole e medie imprese italiane con il risultato di stimolare l’economia nazionale. Lo schema ricalca quello già collaudato in altri paesi come Francia e Regno Unito dove esistono prodotti affini. In pratica, i PIR sono dei contenitori giuridici che possono assumere varie forme (fondi, conti titoli, gestioni patrimoniali) e contenere diverse tipologie di prodotti finanziari (azioni, obbligazioni, ETF, depositi e conti correnti) purché vengano rispettate, nella composizione dei portafogli, le limitazioni previste dalla legge.

È infatti obbligatorio investire almeno il 70% del capitale in aziende con sede in Italia o in imprese domiciliate all’interno dello spazio economico europeo (SEE) che abbiano stabile organizzazione nel nostro Paese. Almeno il 30% di questa quota (il 21% del totale) dovrà inoltre essere investita in strumenti emessi da aziende che non sono quotate nell’indice Ftse Mib di Borsa Italiana. La quota investita su un singolo emittente non deve superare il 10% del totale (questo vale anche per gli strumenti liquidi come i conti correnti e i depositi, che tutti insieme non potranno sforare il 30% del capitale investito).

I PIR sono destinati solo alle persone fisiche per gli investimenti effettuati fuori dall’esercizio di impresa. La soglia minima di investimento è di 500€ mentre quella massima è di 30.000€ annui.

Investendo tramite i PIR si potrebbe godere di importanti vantaggi fiscali. I redditi da capitale e i rendimenti saranno infatti esentati da imposte qualora l’investimento venga mantenuto per più di 5 anni, con la possibilità di continuare a investire anche oltre questo orizzonte temporale. I PIR sono inoltre esenti dall’imposta di successione.

L’altra faccia della medaglia: molti rischi e poca flessibilità

Quando si decide di investire è bene considerare con attenzione tutti i fattori che possono intaccare la sicurezza del nostro capitale, specialmente se esistono dei vincoli temporali che non ci garantiscono la possibilità di limitare facilmente la nostra esposizione. Crediamo infatti che l’incentivo fiscale non vada considerato come un regalo che il legislatore ha deciso di fare al risparmiatore. Esso serve a remunerare il rischio che l’investitore si assume e quindi va considerato in termini relativi.

A nostro avviso i PIR presentano almeno 6 caratteristiche che li rendono una scelta non consigliabile per chi vuole investire i propri risparmi.

  1. Non offrono diversificazione geografica dell’investimento esponendo di fatto i vostri risparmi ai rischi del sistema Paese Italia, senza peraltro la possibilità di bilanciare verso altre aree in caso di necessità. Bisogna ricordare che, in genere siamo molto esposti al rischio Paese (per esempio se possediamo una casa). A livello azionario Piazza Affari vale l’1% dei listini globali e le imprese a piccola e media capitalizzazione meno dello 0,1%. Questi fattori non possono non essere presi in considerazione in un’ottica di diversificazione dei propri asset. Il rischio geografico si unisce al rischio specifico. Per via della loro composizione la maggior parte dei PIR è sovraesposta verso il FTSE MIB, il che vuol dire in pratica essere sovraesposti verso il sistema bancario italiano. C’è poi una forte presenza di strumenti emessi da imprese italiane a piccola e media capitalizzazione. 
  2. Questi strumenti sono generalmente molto volatili e poco liquidi. Essere vincolati a questo tipo di prodotti per lungo tempo vuol dire condannare il proprio investimento a livelli di rischio eccessivi, con grande probabilità di intaccare il proprio capitale. Nei primi mesi, per esempio, la valutazione dei PIR è in genere andata piuttosto bene (in gran parte proprio per la grande quantità di risparmio che lo strumento sta drenando sugli indici mid e small cap di Piazza Affari). Quando questo effetto finirà magari ci sarà una repentina discesa.
  3. Bisogna inoltre tenere a mente che l’incentivo fiscale è vincolato a una durata almeno quinquennale dell’investimento. Qualora aveste necessità di ritirare in anticipo la vostra posizione, vi trovereste a pagare la normale aliquota del 26% sulle plusvalenze.
  4. Per via della loro struttura i PIR saranno composti principalmente da azioni e obbligazioni. Si tratta di un limite che potrebbe rendere complessa una distribuzione equilibrata tra le varie asset class.
  5. I PIR, inoltre, si configurano come strumenti dedicati a investitori molto esperti. Il panorama delle piccole e medie imprese italiane è molto complesso ed estremamente volatile. Inoltre, la novità del prodotto vi lascerà pochi riferimenti per valutare la performance dei vostri gestori.
  6. Infine, la varietà di forme giuridiche con cui i PIR possono essere offerti apre la possibilità a strutture di costo poco trasparenti. Per questo è importante tenere gli occhi aperti. Alcune ricerche hanno addirittura dimostrato come il vantaggio fiscale offerto dai PIR sia vanificato dai costi eccessivi del “pacchetto” stesso.

Per tutte queste ragioni Moneyfarm ha deciso di non includere i PIR all’interno della propria offerta. Pensare a soluzioni competitive dal punto di vista fiscale è sicuramente una nostra priorità, come dimostra il servizio di Gestione Patrimoniale che abbiamo da poco lanciato e che garantisce grandi vantaggi rispetto al nostro tradizionale servizio in amministrato. Non crediamo che i PIR siano uno strumento efficiente per l’investimento nel tempo di una porzione considerevole dei propri risparmi. Pensiamo che possa, al limite, entrare in un portafoglio di asset diversificato in quote non superiori al 5%. Abbiamo quindi scelto di rimanere fedeli alla nostra filosofia: offrire investimenti flessibili e trasparenti, che garantiscano una buona redditività senza per questo esporre il vostro patrimonio a rischi troppo concentrati o vincolare le vostre scelte di investimento a parametri eccessivamente stringenti.

 

Per maggiori informazioni: www.moneyfarm.com/toplegal


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