I SIRTAKI BOND NON BALLANO QUANTO I TANGO BOND

La situazione in Grecia si fa sempre più difficile, tanto da far apparire lo spettro dei Tango bond legati al default dell’Argentina. Sebbene per i Sirtaki bond non sembrano esserci i presupposti di quella grande diffusione retail che ha provocato centinaia di contenziosi, il principale dei quali è tuttora aperto davanti alla Banca Mondiale.

Ieri, il premier George Papandreou si è detto pronto ad accettare la costituzione di un governo di transizione che porti il Paese ad elezioni anticipate. In questo modo, attenuando i timori di un referendum popolare che avrebbe affossato Atene. Ma sui risvolti che possono concretizzarsi nella terra dei templi nessuno sa dare un'unica risposta. Sono, invece, molti gli interrogativi che possono essere avanzati. Del resto chi può dire cosa può accadere ad un Paese che fallisce, le ripercussioni che può avere e soprattutto chi pagherà il dazio più grande del default.
Il fallimento dell'Argentina, avvenuto nel 2001 è un ricordo ben presente e che scotta ancora molto, soprattutto nelle tasche di quei risparmiatori italiani che avevano nel portafoglio, appunto, i Tango bond (obbligazioni argentine), che a seguito del fallimento divennero carta straccia. 

Ebbene, la situazione che si è verificata nell'Ellade può essere paragonabile a quello che accadde 10 anni fa in Sudamerica? Potrebbe, a questo punto, ripetersi la stessa situazione con obbligazioni greche? I risparmiatori potrebbero essere  nuovamente scottati da un nuovo fenomeno, quello dei sirtaki bond?
C'è chi pensa che ciò non possa accadere. Secondo il partner di uno studio legale specializzato in questo genere di vicende, «non può esserci un problema di retail, come accadde in Argentina, più che altro per un fatto temporale. I bond argentini, infatti, furono venduti dalle banche quando i tassi sul debito italiano crollarono nel passaggio lira/euro. Non verificandosi tali condizioni, quindi, le banche non hanno piazzato bond greci così come allora fecero con quelli argentini».