Primi, deboli, segnali d’intesa. Durante l’incontro sul regime fiscale dell’energia fotovoltaica svolto stamattina al SolarExpo di Verona sono emersi segnali interessanti in merito alla futura qualificazione come beni mobili o immobili degli impianti fotovoltaici. Il dibattito, che ha visto la partecipazione del GSE e dell’Agenzia delle Entrate, è stato moderato da Maurizio Di Marcotullio (nella foto), partner Tax di Macchi di Cellere Gangemi.
A margine dell’incontro Di Marcotullio ha osservato che «è emersa una rilevante novità che riguarda una possibile intesa tra Entrate e Territorio circa la qualificazione di beni mobili o immobili degli impianti fotovoltaici, con conseguente obbligo di accatastamento o meno degli impianti come opifici industriali. Se questa interpretazione condivisa sarà effettivamente raggiunta, ci saranno evidenti conseguenze fiscali in termini di tassazione e di strutturazione delle operazioni finanziarie a sostegno degli investimenti circa la durata minima dei contratti di leasing e le aliquote di ammortamento applicabili, nonché le conseguenti implicazioni in tema di società di comodo e di pex. Per comprenderne l’effettiva portata, dobbiamo tuttavia attendere l’auspicata versione definitiva, che porterà agli operatori del settore un ulteriore elemento di certezza. Aspetto che in materia fotovoltaica in questi ultimi tempi è decisamente mancato».
Come è noto, Agenzia delle entrate e Agenzia del Territorio hanno da sempre avuto opinioni divergenti sul tema. Infatti, mentre per le Entrate gli impianti fotovoltaici sono da considerare beni mobili (quindi non soggetti a Ici) per il Territorio sono a tutti gli effetti beni immobili.
Tuttavia, durante il dibattito odierno l’Agenzia delle Entrate ha dato ad intendere che gli impianti “non facilmente smontabili” potrebbero essere considerati beni immobili. E così, quello che fino a ieri sembrava un "no" deciso, è diventato un "ni" che farà preoccupare non poco gli operatori del settore.
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