Mentre il premier Enrico Letta presentava l'Italia e le sue nuove opportunità per gli investitori stranieri in una missione di quattro giorni nel Golfo, nel Belpaese è stato annunciato l'investimento congiunto del Fondo strategico italiano, affiancato da Clifford Chance, e del fondo sovrano Kuwait investment authority a favore delle aziende italiane.
Sempre Fsi, nel marzo 2013, nuovamente affiancato da Clifford, ha creato con il fondo sovrano Qatar holding, assistito da Cleary Gottlieb, una joint venture paritetica per investimenti in settori del made in Italy. Mentre in maggio lo stesso Qatar holding, affidandosi in quell'occasione a Shearman & Sterling, ha stipulato un accordo d’investimento per lo sviluppo di Porta Nuova a Milano.
Il minimo comune denominatore di queste operazioni è che gli studi internazionali stanno acquisendo il controllo sugli investimenti stranieri in Italia. A cui, naturalmente, fa da contraltare l’eclissi dei dipartimenti di finance e di corporate delle insegne tricolore.
Lo scenario che si sta prefigurando riflette quello mostrato dalla recente classifica stilata da Thomson Reuters sulle principali operazioni di m&a portate a termine nel corso del 2013. Una classifica che, scorrendo il primo quartile, indica solo sei insegne tricolore, in confronto a 19 law firm straniere, di cui ben otto senza nemmeno una presenza in Italia. In altre parole, a spartirsi il business italiano compaiono più studi senza sede in Italia di insegne italiane.
Allora se, come auspicabile e come più volte sottolineato in questi giorni da Letta, l'ambizioso piano di privatizzazioni italiano dovesse partire e, dopo anni di crisi, i mercati fossero finalmente pronti per accoglierlo, c'è da chiedersi quanta parte della consulenza proveniente dagli investimenti stranieri entrerebbe nelle casse degli studi italiani. Stando alle operazioni registrate finora, ben poca. Le premesse per una "ripartenza" italiana sembrano esserci. Ma che ciò possa costituire il nuovo El Dorado per gli studi legali è tutt'altra cosa. Almeno per quelli italiani.
Maria Buonsanto
maria.buonsanto@toplegal.it