Osservatorio

Il fiscalista che verrà

Consulenti e in house a confronto sull’evoluzione della professione e le esigenze delle imprese. La disintermediazione è una minaccia ma il futuro è promettente

15-03-2018

Il fiscalista che verrà

 

Da guastafeste a facilitatori e infine a manager. È questa la traiettoria evolutiva del fiscalista negli ultimi 40 anni tratteggiata nella prima edizione dell’Osservatorio Tax, un’inedita iniziativa promossa da TopLegal in collaborazione con Afi, Associazione dei fiscalisti d’impresa. 

Un ruolo in evoluzione
La costruzione dell’ufficio fiscale interno alle imprese è un fenomeno piuttosto recente, ma con rapidità è diventato un fattore decisivo nell’implementazione delle strategie delle società. Capire e anticipare gli effetti in bilancio di tutte le operazioni, con l’avvento dei principi contabili internazionali, è diventato un esercizio fondamentale, e la capacità di dominare questa variabile, tutt’altro che scontata, è divenuta una delle qualità più richieste. Stessa prospettiva per la percezione e la gestione del rischio non operativo, fino a pochi anni fa un compito del tutto assente dalla quotidianità del fiscalista, che assumerà sempre più importanza in particolare nelle strutture di maggiori dimensioni.

Nuove sensibilità
Ormai introdotto nel contesto di business, che richiede sempre più consulenza e supporto, il fiscalista interno oltre alle essenziali competenze tecniche deve oggi avere una nuova serie di caratteristiche, compresa una sensibilità rispetto al prodotto o al servizio offerto dalla propria organizzazione fino alle strategie di go-to-market. E se sulle singole transazioni viene a mancare una specifica tecnicalità, ecco intervenire gli studi professionali ad affiancare le direzioni tax sulla base delle proprie peculiarità, caratteristiche e cultura organizzativa. Autorevolezza, specializzazione e una migliore relazione con il cliente sono gli atout delle boutique, sinergie, capacità operativa e completezza dell’offerta identificano invece gli studi full service, mentre polivalenza, costo e network rappresentano la cifra degli studi collegati alle società di revisione.

Un supporto decisivo
Secondo i direttori tax interpellati da TopLegal non ci sarà, nel medio periodo e con ogni probabilità anche nel lungo, una riduzione della richiesta di consulenza tributaria da parte delle aziende. Anzi, forse se ne chiederà di più. Ma un ecosistema economico e normativo tendente oggi alla disintermediazione promette di condizionare ancora, e lo sta già facendo, il novero delle attività. Il tax manager smetterà di essere un fiscalista, almeno così come lo conosciamo oggi? Chissà. Più d’uno ha sottolineato la probabilità che il futuro riservi a questa figura una trasformazione in «una via di mezzo tra un direttore amministrativo e un risk manager». È senz’altro certo che questa figura resterà sempre il miglior interlocutore degli studi, per qualsiasi caratterizzazione d’insegna. 

Su questi temi TopLegal ha chiesto l'intervento di Luca Dal Cerro, partner di Linklaters, Tommaso Di Tanno, partner dello studio Di Tanno, Massimo Giaconia partner di Baker McKenzie e Marco Magenta, Italy tax & law managing partner di Ey. In rappresentanza di Afi, invece, sono stati interpellati Paola Giachetto, responsabile dell’Ufficio fiscale di FinecoBank e Giuseppe Zingaro, head of tax di Vodafone Italia, oltre al presidente dell’associazione Roberto Moro, responsabile di fiscalità e gestione partecipate di Telecom Italia.

Disponibile al seguente link lo speciale digitale sui risultati dell'Osservatorio Tax, contenente anche le analisi e gli interventi degli esperti del settore.

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Bird & Bird, SLA Linklaters, Baker McKenzie, EY SLT, Di Tanno TommasoDi Tanno, EdoardoCourir, AfraCasiraghi, LucaDal Cerro, MassimoGiaconia, PaolaGiachetto, MarcoMagenta, GiuseppeZingaro, RobertoMoro Comune di Milano, Telecom Italia, Vodafone, AFI, FinecoBank


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