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Il lavoro alla prova della demografia

La riduzione quantitativa dei lavoratori non è compensata da un miglioramento qualitativo, spiega Alessandro Rosina

03-10-2024

Il lavoro alla prova della demografia

 

di Valentina Magri


La transizione demografica sta producendo due vistosi cambiamenti in tutti i paesi del mondo. Da un lato si vive più a lungo, grazie alla riduzione dei rischi di morte nelle varie fasi della vita, il che genera un aumento degli anziani e quindi un generalizzato invecchiamento della popolazione. Dall’altro, è in atto un abbassamento dei livelli di natalità


Per mantenere l’equilibrio tra generazioni, sarebbero necessari due figli per donna. Ma nei paesi sviluppati siamo ben al di sotto di questo livello, soprattutto in Italia, che conta solo 1,2 figli per donna, stando ai dati dell’Ocse. Se si va al di sotto del livello di equilibrio tra generazioni, ogni generazione è di numero inferiore rispetto alle precedenti. «Un figlio per donna significa un dimezzamento dei giovani rispetto agli anziani. Più persiste la situazione, più si riduce l’afflusso delle nuove generazioni al centro della vita attiva del Paese», spiega Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia alla Facoltà di Economia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e autore del libro "Storia demografica d'Italia. Crescita, crisi e sfide” (Carocci editore).

 

Non è un caso che le generazioni under 40 in Italia siano in forte riduzione rispetto alle precedenti e che la forza lavoro italiana di 25-30 anni sia in forte calo. «Gli attuali trentenni italiani sono un terzo in meno degli attuali cinquantenni, per cui andiamo verso una riduzione di un terzo della forza lavoro potenziale», stima Rosina, che sarà relatore al Labour Forum di TopLegal, in programma a Milano il 22 ottobre 2024.


Una penuria di giovani destinata ad avere un impatto sulle imprese, che già lamentano la difficoltà di trovare lavoratori e la mancata corrispondenza della domanda di lavoro con l'offerta da parte dei lavoratori (mismatch). Risulta particolarmente difficile per le imprese italiane trovare laureati, dato che la loro percentuale nel nostro paese è inferiore rispetto agli altri paesi europei. Nel 2023, la quota di giovani tra i 25 e i 34 anni con una laurea ha raggiunto il 30,6% in Italia, contro una media europea del 43,1%, dicono i dati dell’Istat.

 

L’intervista completa è stata pubblicata su TopLegal Digital di ottobre 2024 – n. 7. Registrati / accedi al tuo profilo per sfogliarla gratuitamente


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