La decennale politica di blocco delle assunzioni Rai e il contestuale ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato e a forme di collaborazione autonoma sono state le principali cause della proliferazione del contenzioso lavoristico, che per anni ha rappresentato l’ambito di criticità maggiore di Viale Mazzini. Tale situazione ha raggiunto il suo apice nel 2012, quando la Direzione affari legali e societari Rai, guidata dal giugno 2010 da Salvatore Lo Giudice, si è trovata a gestire ben 1.350 controversie pendenti e 209 nuove contestazioni promosse nel corso dell’anno. Tra queste, per la risonanza mediatica suscitata, la causa promossa da Augusto Minzolini (affiancato da Lablaw) per la reintegrazione nella posizione di Direttore del Tg1. Contestazione, poi, rigettata dal Tribunale di Roma, che ha affermato il principio in forza del quale il giornalista, candidandosi con un partito politico alle elezioni e risultando eletto, aveva perso quelle doti di imparzialità che dovrebbero caratterizzare l’incarico di direttore del telegiornale.
In un contesto così complesso, la direzione legale Rai – risultata vincitrice per la categoria Lavoro dell’edizione 2014 dei TopLegal Corporate Counsel Awards – con l’ingresso del nuovo responsabile del contenzioso (struttura di recente passata ai raggi X dall’internal audit di Gianfranco Cariola, ex Eni) e vice direttore Francesco Spadafora, ha individuato una serie di strategie preventive e deflattive del contenzioso. Riuscendo a ridurre nel biennio 2013-2014, secondo i dati presentati a fine febbraio in Cda Rai, del 28% il trend delle controversie pendenti in materia lavoristica e del 30% il numero di controversie introdotte.
La strategia fondamentale della direzione legale, che conta oggi un organico a tempo indeterminato di 39 unità di cui 23 avvocati, rispetto ai circa 50 del passato, è stata quella di spostare il lavoro dal giudiziale al consulenziale, in modo da eliminare le cause generative di contenzioso seriale. Si inquadra in quest’ambito, per esempio, l’utilizzo di strumenti informatici per individuare le controversie con maggiori percentuali di soccombenza, la determinazione di linee guida per la gestione di quelle fattispecie, e un maggiore utilizzo della conciliazione in sede protetta.
Nel concreto, la direzione è intervenuta per la riduzione dei contenziosi da demansionamento e da reintegro. Per farlo, da un punto di vista operativo, ha individuato il nuovo personale da assumere nell’ambito del personale già assunto a tempo determinato, implementando processi di responsabilizzazione del personale dirigenziale volti a evitare utilizzazioni dei lavoratori autonomi difformi o eccedenti rispetto a quanto contrattualmente pattuito e a utilizzare i lavoratori a tempo indeterminato con mansioni corrispondenti ai rispettivi livelli di inquadramento. Ha, inoltre, effettuato una valutazione analitica dei provvedimenti di esecuzione delle sentenze di reintegrazione al fine di prevenire il contenzioso in materia di rivendicazioni economiche.
All’azione preventiva è stato affiancato un rafforzamento del presidio in sede giudiziaria, anche attraverso la responsabilizzazione della squadra di contenzioso interno. Un’operazione che ha consentito di facilitare il lavoro dei legali esterni, dimezzando i tempi di reazione delle aree aziendali interessate per l’acquisizione delle fonti di prova a discarico da produrre in giudizio. E minor tempo vuol dire anche minore costo della consulenza esterna, posto che l’attuale contesto ha imposto di ridurre sensibilmente le tariffe a fronte di standard qualitativi sempre più elevati. A risultare premiati in questa ridefinizione del lavoro interno sono quei professionisti che – in un mercato caratterizzato da un’offerta di competenze giuslavoristiche tanto aggressive quanto digiune dei meccanismi aziendali interni, decisivi per l’esito del giudizio – sono in grado di affiancare i legali interni continuativamente attraverso decisioni rapide e in tempi ristrettissimi, con risultati immediatamente riscontrabili in sede di giudizio. Convinti che disperdere la consulenza tra tanti nomi non paghi, Lo Giudice e Spadafora hanno anche deciso di restringere la platea degli avvocati esterni, avvalendosi di professionalità capaci di gestire la consulenza di un’azienda complessa come la Rai e la cassa di risonanza mediatica che ne deriva. Oltre agli storici Scognamiglio, e Maurizio Santori dello studio Pessi, tra gli emergenti molto apprezzato in particolare Roberto Testa di R&p Legal.
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