di Valentina Magri
«Ci definiamo degli imprenditori del private equity, perché la logica con cui gestiamo i soldi degli investitori è la stessa con cui gestiamo il nostro denaro, che vogliamo mettere al servizio degli imprenditori. Il concetto di sostenibilità è ora diventato un mantra, ma per noi e significa efficienza». Così Matteo Cirla, senior partner e ceo di Igi Private Equity, fondo nato nel 1997 che gestisce masse per circa 300 milioni di euro e che guida insieme ai soci Angelo Mastrandrea e Paolo Merlano. Dal lancio di Igi, la società di gestione ha condotto 170 investimenti di minoranza e oltre 30 transazioni di maggioranza. Il private equity attualmente detiene sei imprese in portafoglio attraverso il suo terzo fondo, denominato Igi Buyout 3, che ad oggi ha condotto sei investimenti e una exit.
Igi Private Equity è specializzato in “transizione sostenibile”. Ciò significa che acquisisce imprese di famiglie che a un certo punto decidono di vendere per via di situazioni, opportunità di mercato o perché la generazione successiva della famiglia non ha interesse o non trova un leader naturale. «L’attività principale che svolgiamo consiste nell’acquisizione di aziende mai toccate da private equity e nel passaggio dal 100% di proprietà familiare a una quota di maggioranza da parte del fondo», spiega Cirla.
Un’altra transizione gestita da Igi è di tipo organizzativo, intervenendo sui ruoli apicali dell’azienda acquisita, per cui restano al suo interno solo le persone che portano valore aggiunto, a prescindere dalla loro appartenenza alla famiglia fondatrice. «Tutte le figure devono essere in azienda a prescindere dal cognome, creando dei presupposti di meritocrazia. Questa transizione ha un concetto di sostenibilità intrinseco ed è legato alla S di social impact», chiarisce il managing director di Igi Private Equity.
L’intervista completa è stata pubblicata su TopLegal Digital di dicembre 2024 – n. 11. Registrati / accedi al tuo profilo per sfogliarla gratuitamente