Parla Francesco Novelli

«IL PROJECT BOND UN FALSO MITO»

Il neo-senior partner di Dla Piper smorza gli entusiasmi: «Utile solo per ri-finanziare opere esistenti»

10-07-2012

«IL PROJECT BOND UN FALSO MITO»

«Il project bond non sarà un alleato del rilancio infrastrutturale italiano». O, quantomeno, non nei termini di cui si parla. A smorzare gli entusiasmi sullo strumento introdotto con gli ultimi provvedimenti normativi del Governo, è Francesco Novelli. Il neo-senior partner di Dla Piper, esperto di project financing nel comparto energia e infrastrutture, è intervenuto nei giorni scorsi a un convegno organizzato dallo studio e TopLegal per fare il punto sulle opere lombarde in prospettiva Expo 2015. Il quadro è pressoché bloccato dal crunch finanziario. «Difficilmente – ha spiegato Novelli – il project bond attiverà quelle risorse che non ci sono». Il legale ha passato in rassegna le diverse misure sul piatto per rilanciare gli investimenti privati (dalle permute alla gestione di opere connesse, dalla semplificazione delle procedure fino ai minori vincoli per le compagnie assicurative), ma si tratta di strumenti «che richiedono cash, e non lo generano». Di conseguenza, ha concluso Novelli, «c’è una sola norma con prospettive concrete nei recenti provvedimenti. E cioè quella che prevede il rifinanziamento delle opere già realizzate». Solo per le operazioni che hanno dimostrato capacità di generare flussi di cassa, dunque, avrà un senso parlare di project bond. Ancor più: «La combinazione ideale – ha concluso Novelli – è quella di emissioni italiane, alle quali associare il sostegno previsto dalla Bei in termini di garanzia, per agevolarne il rating e il costo del finanziamento».

Alla base del blocco degli investimenti, insomma, c’è anche una severa selezione da parte di chi ha risorse da impiegare. Non solo si guarda alle operazioni brownfield già capaci di generare cassa, ma ogni progetto pubblico «deve porsi da subito il problema della bancabilità», ha spiegato Giorgia Romitelli, esperta di project financing e appalti pubblici di Dla Piper. Quanto questo aspetto sia sottovalutato, lo dimostra «la bassissima percentuale di progetti giunti al financial closing nell’ultimo anno». In una situazione di crisi, già dall’ideazione del bando di gara è necessario prevedere le misure che consentiranno alle banche di sostenere e proporre il progetto a eventuali finanziatori terzi. Questioni come le garanzie sui flussi di cassa, le stime dei costi, i tempi di rientro, i vincoli amministrativi, civili e penali, la coerenza con le leggi e i piani territoriali, devono essere chiari da subito, assieme a eventuali meccanismi di riequilibrio e imputazione delle responsabilità. Nelle misure introdotte dal Governo si parla di «adeguata bancabilità del progetto». È un passo avanti, sebbene «non sia specificato in concreto cosa significa». In generale, ha concluso Romitelli, «l’amministrazione deve essere capace di confrontarsi col mercato del credito. E tendere alla standardizzazione dei contratti».

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Dla Piper FrancescoNovelli, GiorgiaRomitelli Banca Europea per gli Investimenti


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