Dopo sei tappe nei principali capoluoghi del Mezzogiorno, si è concluso ieri a Bari con qualche fuoco d'artificio il tour "Private equity. Imprese e professionisti. Dialogo per la crescita". Organizzato assieme a TopLegal, il road show ha portato a Napoli, Roma, Palermo, Catania, Pescara e nel capoluogo pugliese, il dibattito sul numero di investimenti in capitale di rischio e il grado di informazione sullo strumento del Private equity al centro e sud Italia. I livelli restano ancora sotto la soglia. Ma l'iniziativa ha permesso di individuare l'esistenza di spazi e protagonisti già consolidati, e pronti alla sfida del rilancio. E perciò poco disposti - è la polemica soppiata, appunto, ieri a Bari - ad accuse (in questo caso mosse dal Corriere) che fanno di tutte le erbe un fascio in merito allo scarso sviluppo nel Mezzogiorno.
Nell'incontro tenutosi ieri a Bari, hanno preso parte: Domenico Favuzzi, Vice Presidente Vicario di Confindustria Bari e B.A.T.; Michele Buquicchio, Professore Diritto Pubblico Università degli Studi di Bari; Alessia Muzio, Responsabile Ufficio Studi AIFI; Nicola De Carlo, Amministratore Delegato De Carlo Infissi S.P.A; Marco Gubitosi, Partner Gianni Origoni Grippo & Partners; Amedeo Giurazza, Amministratore Delegato Vertis SGR e Marco Vulpiani, Partner Deloitte Financial Advisory Services S.P.A.
Il dibattito è stato caratterizzato dall'intervento di Giurazza su una polemica innescata da un articolo del Corriere. Il quotidiano, infatti, sostiene che il Fondo digitale per il Sud, nato nel 2009, non funziona come dovrebbe e non investirebbe come promesso. Quattro erano stati i fondi di Venture Capital ad aggiudicarsi, allora, la gara: Vertis, Quantica, Vegagest e Intesa Sanpaolo. Ma dei totali 153 milioni di euro di cui 76,5 pubblici, solo il 12-13%, a detta del Corriere, sarebbe stato utilizzato, a due anni e mezzo dalla partenza.
Ebbene, l'amministratore delegato di Vertis ci ha tenuto a precisare che i numeri forniti dal Corriere non sarebbero esatti, quanto meno nei confronti del proprio gruppo, in quanto il Fondo napoletano avrebbe portato a termine, in circa 24 mesi, 7 operazioni (Personal Factory, Mosaiccon, Glomeria Therapeutics, Money 360.it, Biouniversa, Autoxy, Promoqui, tutte elencate sul sito della società) invece delle quattro indicate dal quotidiano, per un totale di 9 milioni di euro.
Ma come confermato dallo stesso Giurazza e ribadito dai relatori in tutte le tappe del road show di TopLegal, "per investire al sud è necessario conoscere ed essere all'interno di un territorio. Sapere interloquire con gli imprenditori è fondamentale, per portare a termine un'operazione con successo".
Certo i dati numerici, presentati dall'Aifi, non sono confortanti. Nel 2010, infatti, solo il 12% degli operatori di Private equity si trovava a Centro Sud, zona dove si registrano il minor numero di operazioni (tre in Sicilia, due in Puglia, nessuna in Calabria, per esempio).
Scopo degli incontri organizzati da TopLegal con Vertis, Gianni Origoni Grippo & Partners e Deloitte è stato proprio quello di innescare il dibattito e porre l'accento sulla difficoltà di portare a termine operazioni al Centro-Sud. Tra le motivazioni emerse, oltre alla difficoltà degli imprenditori di aprire la propria azienda al capitale di rischio, la scarsa informazione sullo strumento del Private equity e la ritrosia di alcuni fondi di investire in "terre di mafia". Per questo uno dei fattori fondamentali per far si che gli investimenti in Meridione si moltiplichino, è la conoscenza del territorio e del tessuto imprenditoriale da parte dei fondi.
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