Hanno svolto un ruolo centrale per rafforzare la tutela della Dop Prosciutto di Parma. Con esiti positivi in tre complesse vicende giudiziarie, che hanno ampliato la protezione della denominazione in Italia e all’estero. L’ufficio legale del Consorzio del Prosciutto di Parma, guidato dal responsabile, l'avvocato Simone Calzi, ha seguito direttamente tre vicende giudiziarie che si sono svolte in Italia e in Germania, ottenendo a pochi mesi di distanza tre importanti successi nella difesa della proprietà intellettuale rappresentata dalla Dop. Soprattutto nel contrasto dell’utilizzo indebito e dell’evocazione della denominazione utilizzando la dicitura “Parma”, il cui scopo è portare vantaggi commerciali a prodotti concorrenti che non fanno parte del Consorzio.
Le vertenze hanno interessato diversi prodotti di salumeria, accomunati da riferimenti ed elementi di allusione alla Dop di Parma. Il dipartimento in house del Consorzio è stato affiancato dallo studio Bocedi, per la vicenda in Germania, e dallo studio Piazza, per i contenziosi in Italia. La prima controversia, sviluppatasi in buona parte sul suolo tedesco, era legata all’utilizzo della denominazione Culatello di Parma, applicata da un’impresa situata nella provincia di Parma a un salume preaffetato venduto nella Ue. Il contenzioso, attraverso un percorso complesso, è arrivato ai più alti gradi di giudizio delle Corti tedesche, con sentenze favorevoli al Consorzio.
È quindi stata riconosciuta la tutela della Dop in tutti i gradi di giudizio fino alla Cassazione tedesca, la Corte federale di giustizia della Repubblica federale. «Il principio sancito dai giudici tedeschi è in linea con quelli definiti dalla Corte di Giustizia Ue in casi analoghi, ossia che la denominazione Culatello di Parma sfrutta in maniera illegittima la notorietà della Dop. Le Corti tedesche hanno stabilito che tale utilizzo del toponimo Parma è evocativo della DOP Prosciutto di Parma, un bene che appartiene alla stessa categoria di prodotto, con la finalità trarne un vantaggio commerciale», ha spiegato a TopLegal Calzi.
Sempre di fenomeni di evocazione hanno trattato le due vicende italiane. Tutto è partito con il sequestro, effettuato dai Carabinieri per la tutela agroalimentare di Parma, di un consistente numero di confezioni di pancetta e di salame. Anche in questo caso i prodotti sequestrati riportavano in etichetta un marchio e una denominazione contenenti la dicitura “Parma”. Impugnato il provvedimento di sequestro, le due aziende produttrici interessate avevano presentato ricorso al Tar del Lazio. Secondo le due imprese, l’indicazione “Parma” costituiva un’evocazione della Dop solo se riferita a un prodotto strettamente analogo. Un’interpretazione che non ha convinto i giudici. «Le due recenti sentenze depositate dal Tar del Lazio in primo grado, non solo respingono i ricorsi ma ribadiscono e rafforzano quanto già la sentenza in Germania aveva sancito: l’evocazione alla nostra DOP sussiste anche tra prodotti differenti della stessa categoria merceologica di riferimento», ha proseguito Calzi.
«L’attività di protezione della DOP Prosciutto di Parma è un compito che l’ente di tutela porta avanti in modo costante, sia in ambito nazionale che all’estero. È fuori confine che si registra il maggior numero di attività speculative di sfruttamento dell’immagine delle Indicazioni Geografiche del nostro Paese», ha sottolineato Calzi. «Le principali problematiche – ha concluso - riguardano l’America latina, in mercati quali Messico e Brasile. In questi paesi esistono approcci e sensibilità diverse in riferimento alla tutela legale delle Indicazioni Geografiche, considerato anche il vantaggio che lì viene riconosciuto ad aziende e produzioni di carattere locale. Ne consegue che la tutela della nostra DOP risulti, in questi territori, più complessa».