È stato accolto il ricorso presentato da Italia Nostra Onlus, assistita dagli avvocati Filippo Satta (in foto) e Anna Romano, partner dello studio Satta e associati, da parte del Tar Sardegna.
Il ricorso, presentato dall'associazione senza scopo di lucro attiva nel campo della tutela ambientale e volta a diffondere nel Paese la cultura della conservazione del paesaggio urbano e rurale, dei monumenti, del carattere ambientale delle città, avente ad oggetto la deliberazione del Consiglio comunale di Teulada del 21 marzo 2011 n. 11 e le successive determinazioni dell’Amministrazione regionale, mirava a dimostrare l’illegittimità degli atti con cui era stato approvato un importante progetto di lottizzazione (circa 189.000 cubi di cemento su 394 ettari), in quanto inficiati da travisamento grave dei fatti e in contrasto con la vigente normativa comunitaria e nazionale.
L’Amministrazione regionale, in fase di verifica preliminare di compatibilità del complesso edilizio con le esigenze di tutela paesaggistica, aveva escluso la necessità di sottoporre il progetto a V.I.A. (valutazione di impatto ambientale), così consentendo che non venisse accertato l’impatto complessivo
dell’ intervento sul territorio. Le valutazioni dell'Amministrazione regionale, tuttavia, erano state condotte sui singoli comparti della lottizzazione, e quindi parcellizzando l'intervento e senza considerarne l'impatto complessivo, notevolissimo, in quanto il nuovo insediamento incide su un contesto
ambientale di grande pregio, ad oggi sostanzialmente incontaminato e già sottoposto a numerosi vincoli di “conservazione integrale”, oggetto di particolare tutela paesaggistica.
Il progetto approvato da regione e comune autorizzava la realizzazione di circa 189.000 metri cubi complessivi su un'area di quasi quattrocento ettari, e comprendeva insediamenti residenziali ed alberghieri a breve distanza dal mare, in prossimità della spiaggia di Tuerredda.
Nonostante la segmentazione artificiosa del complesso in cinque distinti lotti, il Tar ha ritenuto evidente la sostanziale unitarietà del progetto, sotto il profilo soggettivo, territoriale ed ambientale, annullando dunque quegli atti che ne avevano autorizzato la realizzazione, omettendo la V.I.A. in palese
contrasto con la giurisprudenza e le disposizioni nazionali e comunitarie, tutte orientate ad interpretare la valutazione dell’opera finale nel suo complesso e nella sua effettiva incidenza sull’ambiente.
Sempre secondo i giudici l’esclusione della V.I.A. – intesa come analisi comparata tesa a valutare il
concreto sacrificio ambientale imposto rispetto all’utilità socioeconomica – ha inoltre impedito di
verificare e proporre eventuali alternative caratterizzate da un minore impatto.
L'accoglimento, da parte del TAR Sardegna, del ricorso presentato dagli avvocati Filippo Satta e Anna Romano dello studio Satta & associati di Roma rappresenta un passo importante per contrastare l’abusivismo edilizio e la progressiva cementificazione delle coste italiane, e segna al contempo
una vittoria a favore di tutti i soggetti che auspicano una maggiore sensibilità della giustizia ai nevralgici temi della tutela ambientale e della conservazione paesaggistica.
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