«Il 2015 è un anno di cambiamento per l'economia italiana. Dopo anni di declino finalmente vediamo prospettive di crescita». Lo aveva pronosticato Carlo Messina, consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo, in un'intervista rilasciata lo scorso maggio al Financial Times, quando arrivava l'inversione di tendenza e la fine del calo del Pil dopo 13 trimestri. Per gli avvocati d'affari la nuova stagione di crescita è stata contrassegnata da un livello intenso di operazioni che non si registrava dal 2007. Secondo i dati forniti da Dealogic, le acquisizioni e fusioni annunciate da gennaio che hanno interessato le società italiane ammontano a $59 miliardi rispetto ai $37 miliardi per l'intero 2014. Le transazioni più significative degli ultimi mesi in termini di valore hanno riguardato Pirelli (€8,11 mld), Italcementi (€6,04 mld), World Duty Free (€3, 57 mld), Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane (€2,15 mld), Ansaldo (€1,63 mld), Sorin (€1,32 mld) e Rai Way (€1,29 mld).
Con il ritorno delle grandi operazioni sono ritornate anche le squadre massicce di consulenti legali schierati a favore delle parti e controparti. Per la joint venture di Wind (valore €10,90 mld), per esempio, stando al solo reporting ufficiale, sono stati coinvolti almeno 59 consulenti legali per assistere gli interessi in gioco. Non sono mancate le transazioni cross-border anche se su scala minore; sia Lavazza che Ferrero sono state protagoniste di acquisizioni oltreconfine che hanno in parte controbilanciato le conquiste italiane da parte delle multinazionali estere. Persino Mediobanca, per la prima volta nei suoi 70 anni di storia, ha chiuso un'acquisizione estera comprando il gestore degli investimenti londinese Cairn Capital. Nel rifiorire dell'attività M&a colpisce inoltre la ripresa dell'immobiliare, comparto quiescente da più anni.
Il quadro roseo riguarda anche i mercati dei capitali. A inizio anno alcuni osservatori intuivano che il 2015 si sarebbe rivelato un anno record per i debutti a Piazza Affari, grazie al riposizionamento dei grandi gestori internazionali dovuto all'avvio del quantitative easing e alla compressione degli spread che rendono meno attraenti le obbligazioni. Sebbene le Ipo di Ferrovie dello Stato ed Enav potrebbero slittare al 2016, a ottobre è attesa la mega quotazione da €4 mld di Poste Italiane.
Infine, un altro settore che si sta rivitalizzando è quello dei crediti deteriorati (non-performing loans) in cui si sono fatti avanti investitori stranieri del calibro di Cerberus e Kkr.
All'interno di questa fase di ripresa del mercato, tuttavia, bisogna distinguere due fattori che stanno scardinando il capitalismo italiano.
Il primo riguarda l'attivismo del governo Renzi che ha ribaltato la tradizionale politica industriale italiana per cui in passato non passava lo straniero (e nemmeno il concorrente). Alcune riforme puntano a creare un clima favorevole alle fusioni e alle acquisizioni. L'obbligo delle dieci banche popolari che dovranno rinunciare alla forma cooperativa e trasformarsi in Spa, per esempio, farà ripartire il cantiere delle fusioni bancarie che valgono €750 mld. La volontà del governo di dismettere il patrimonio immobiliare (€2 mld) mira ad attirare ulteriori investitori internazionali, mentre il provvedimento per accorciare i tempi del recupero crediti sta sostenendo il mercato dei non-performing loans.
Il secondo fattore riguarda la congiuntura storica e la debolezza strutturale del capitalismo italiano. Le aziende italiane si scoprono pesantemente indebitate e sottoinvestite a seguito di una tripla recessione che dal 2009 ha profondamente colpito la loro capacità di espansione internazionale. Mentre gli italiani hanno marchi appetibili, gli stranieri hanno soldi da investire e sempre più pezzi dell'economia saranno oggetto di trasferimenti.
Tutti motivi per cui la stagione di ripresa per gli affari legali potrebbe verosimilmente consolidarsi. Le compagini di corporate finance hanno ripreso fiato e gli studi legali stanno tornando a fatturare. Resta da vedere se basterà l'incremento dei mandati per assicurare profittabilità e progettualità a un comparto anch'esso in cerca di rilancio.