«Abbiamo perso una battaglia, non la guerra». È il commento a caldo di Leonardo D'Urso, co-fondatore e amministratore delegato di Adr Center, ai margini della dichiarazione della Corte costituzionale di illegittimità per eccesso di delega legislativa della mediaconciliazione obbligatoria (d.lgs. 4 marzo 2010, n.28 nella parte in cui prevede il carattere obbligatorio della mediazione).
«Si tratta di un'illegittimità di forma, non di contenuto», ha precisato D'Urso, sottolineando: «Se l'obbligatorietà della mediaconciliazione fosse stata dichiarata incostituzionale per contrarietà all'art. 24 della Costituzione (secondo cui tutti possono agire in giudizio ndr), sarebbe stata posta una pietra tombale sull'istituto. Ma così non è. Per sanare il vizio di forma sarebbe sufficiente un decreto legge urgente da parte del Governo, magari a corollario del Decreto Sviluppo».
Certo, questo presupporrebbe la volontà del Governo di ripristinare l'obbligo. Una questione spinosa, che nuovamente lo porterebbe a un muro contro muro nei confronti dell'avvocatura. La mediaconciliazione obbligatoria, infatti, è uno dei punti dolenti che, ieri, ha ispirato la manifestazione dei legali e motivato l’astensione dalle udienze proclamata dal presidente dell’Oua (Organismo unitario dell’avvocatura) Maurizio De Tilla.
Proprio ieri, mentre le strade capitoline erano percorse dalla protesta legale, in Corte Costituzionale, Avvocatura di Stato e Adr Center si schieravano in difesa dell'obbligatorietà dell'istituto. Ma, a meno di 24 ore dall'udienza, oggi è arrivata una nuova vittoria per i legali. Ora la palla passa al Governo. Ma, prima che qualunque mossa possa essere fatta, bisogna attendere le motivazioni addotte dalla Corte.
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