INNALZARE BARRIERE È ANACRONISTICO

Nicola Asti, socio di Freshfields, esperto di Corporate M&A, commenta il decreto “anti-scalate”

24-03-2011

INNALZARE BARRIERE È ANACRONISTICO

Il decreto “anti-scalate” non convince.  La proposta del Governo per arrestare la scalata di Lactalis a Parmalat non sembra essere il provvedimento adatto, soprattutto per la fretta con cui è stato emesso, «La mia impressione è che sia la classica disposizione dettata dall'urgenza», afferma Nicola Asti (in foto)partner di Frashfields, ed esperto di M&A.
Le norme protezionistiche servono?
In questo caso si cerca di prendere tempo e trovare una soluzione alla vicenda Parmalat. L'ipotesi della soluzione che si è profilata in questi giorni (la scalata di Lactalis ndr) non è stata ben accolta, infatti, dal Governo.
Credo che questo provvedimento debba essere contestualizzato alla luce delle ultime vicende, mi riferisco Edison-Edf; AirFrance-Alitalia; Lvmh-Bulgari;Amundi/Natixis-Pioneer. La mia impressione è che si stia vivendo una sorta di sindrome di accerchiamento di imprese francesi.
C'è  da dire che il Sistema Francia è più attento a tutelare la nazionalità delle imprese appartenenti a settori strategici, rispetto all'Italia.  Inoltre il decreto dovrà essere riempito di contenuti, perché al momento punta solo a spostare il problema.
Quali rischi comportano e che effetto avranno sulla percezione dell'italianità da parte di investitori stranieri?
Credo che la necessità sia sviluppare una normativa compatibile con le regole del mercato Ue, invece, per il momento, mi sembra di assistere, nuovamente allo stesso dibattito innescatosi durante la vicenda Alitalia. Non credo tuttavia che ci possano essere dei freni per gli investitori stranieri. Infatti il mercato va dove ci sono buone possibilità , così com'è stato per Lvmh con Bulgari. Non credo che si possano innalzare delle barriere al libero mercato, del resto, sarebbe anacronistico. Auspico che la prospettiva sia quella che l'interesse degli investitori non muti nei confronti dell'Italia.
Il decreto attuato dal Governo serve?
È un provvedimento d'urgenza, sicuramente serve per far slittare di due mesi il problema. Poi è possibile anche che domani, per dire, i Ferrero si facciano avanti con una proposta d'acquisto del 100% dell'azienda,  vantaggiosa per gli azionisti, per cui anche per Lactalis.
Ma nell'ipotesi che la cordata italiana non si facesse avanti e i francesi si fermassero al 29% cosa accadrebbe?
Io conterei comunque sul fatto che qualcosa, nei prossimi giorni accadrà. Ma in ogni caso se si prospettasse questo scenario, Lactalis detiene già più del 29% e si terrà sotto per non raggiungere quota 30 che gli imporrebbe di presentare l'Opa. Il resto delle azioni resterebbe frazionario, per cui il gruppo francese sarebbe, comunque, l'azionista di maggioranza e presenterebbe una sua lista di amministratori e circa 9 su 11 in totale sarebbero eletti proprio da quella lista, anche se il regolamento Parmalat prevede che almeno 6 siano indipendenti.
Non occorrerebbe in generale gestire queste questioni con politiche strutturate invece che con decreti d'urgenza?
In un mondo ideale si. Io sono un convinto assertore della libertà del mercato e al di là dei decreti limitativi, ritengo che il mercato sia in grado di auto regolamentarsi. Certo a livello di orgoglio nazionale farebbe piacere che le società di punta restassero italiane. Ma c'è da dire che nessuno si è scandalizzato negli Usa, per l'operazione Fiat/Chrysler. Infine c'è da chiedersi perché fin'ora nessuno degli italiani si sia fatto avanti per acquisire Parmalat.


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