Pioniere nella ricerca dell’istituzionalizzazione dell’insegna, e dopo aver elevato il modello a driver strategico, Nctm a quasi tre lustri dalla sua fondazione sembra aver raggiunto l’obiettivo: essere percepito dal mercato come un’istituzione organizzata per fornire servizi legali.
Un esempio lungimirante di permeabilità alle sollecitazioni della domanda. «Tutta la revisione apportata in questi anni al nostro modello è partita proprio da una considerazione economica: le fee stellari sono tramontate e i clienti chiedono agli studi di modernizzarsi», ammette Toffoletto. E continua: «Bisogna capire che si deve crescere seguendo la linea della domanda», è questa la filosofia che ispira la gestione di Nctm.
Abbandonata da tempo la corsa al rainmaker e l’idea di studio inteso come “condominio” in cui convivono nomi più o meno noti, oggi – in linea con una visione estremamente imprenditoriale del mercato legale – è l’organizzazione a far girare il business dell’insegna. Indipendentemente dalle singole personalità, ma non dalle singole persone. «Attenzione a non fare confusione»: il messaggio raccolto in via Agnello, a Milano, dove ha visto i natali lo studio fondato nel 2000 da Gianfranco Negri-Clementi, Alberto Toffoletto e Paolo Montironi, è chiaro. «Oggi i protagonismi non sono funzionali. Bisogna premiare i migliori professionisti e aiutarli a lavorare in maniera moderna, cioè in squadra», chiarisce Alberto Toffoletto, da poco subentrato a Montironi in qualità di senior partner dell’insegna.
È la condivisione del modello organizzativo l’ago della bilancia per valutare chi è dentro e chi è fuori dalla partnership. Razionalizzazione e modernizzazione, fanno sapere in Nctm, sono state le direttrici che hanno orientato questo processo. « Questa strategia ci ha già portato ottimi risultati e siamo convinti che aumenterà la nostra competitività anche nel lungo periodo », sottolinea Vittorio Noseda. Nctm è uno studio costruito su regole chiare e uguali per tutti. C’è un’organizzazione che impone l’uso di strumenti informatici specifici, richiede l’osservanza di procedure standard ed esige la specializzazione dei professionisti in due aree di attività al massimo, incentivando ( per tutto il resto) il cross selling. Senza dimenticare, naturalmente, uno degli elementi più sensibili nel mercato legale: la spersonalizzazione del marchio rispetto ai patronimici dei suoi professionisti. Come racconta Noseda: « All’inizio la nostra scelta sembrava rischiosa. Sarebbe stato certamente più facile usare il nome dei fondatori. Ma a distanza di tempo, si è rivelata una scelta pioneristica e il mercato ha dato il riscontro che ci aspettavamo ».
Queste condizioni non derogabili per lo studio non sono state però facilmente digerite da tutti i professionisti. E così Nctm ha dovuto fare i conti con le uscite di soci che non hanno aderito in maniera integrale al progetto. Uscite fisiologiche per uno studio dove ciò che conta è che il progetto rimanga unitario. Uscite che, secondo l’insegna, non hanno minato «la costruzione di una piattaforma competitiva per chi entra». A dimostrarlo importanti lateral, come l’ingresso nell’ottobre 2013 di Lorenzo Attolico, ex partner di R&p Legal specializzato in Ip. E, ultima in ordine temporale, l’integrazione a Roma dello studio Panetta & associati, con l’ingresso di otto professionisti guidati da Rocco Panetta, entrato come equity partner, tra cui Giorgio Telarico e Domenico Rinaldi, entrati come salary. Ingressi che hanno portato a 54 il numero di equity partner e a 21 quello dei salary partner.
L’organizzazione interna
L’offerta di Nctm si snoda su due canali: practice e industries «in modo da far interagire due logiche diverse», spiega Noseda. E continua: «L’approccio per practice consente l’alta specializzazione dei professionisti, che si traduce in incremento della qualità e in uniformità di servizio». La specializzazione obbligatoria, infatti, è da tempo uno dei pilastri del modello organizzativo di Nctm. Ogni socio non può operare in più di due aree di specializzazione, politica che si traduce nella messa in comune obbligatoria dei clienti. Infatti, la specializzazione imposta ai soci li costringe a passare più lavoro ai colleghi, facendo in modo che i clienti abbiano un rapporto con lo studio e non con i singoli soci. Un’esigenza messa in luce più volte dagli stessi General counsel, stanchi di soggiacere alle logiche di portafoglio che regolano la partnership degli studi.
È sempre l’attenzione al cliente e alle sue richieste che, nel corso degli ultimi mesi, ha portato lo studio ad affiancare alla strutturazione in practice quella in industries. «La domanda di mercato vuole una maggiore comprensione del business del cliente», sottolinea Toffoletto. Così, a partire da un socio conoscitore di un industry, si sono creati dei gruppi di lavoro. Lo studio negli ultimi dodici mesi ha visto la costituzione di due dipartimenti, fashion e finanza, e di una nuova practice, il diritto doganale. Il lavoro dei dodici dipartimenti che coprono le ventiquattro aree di attività di Nctm è spinto e coordinato da Vittorio Noseda, che da aprile ha sostituito Alberto Toffoletto; mentre il socio Sante Ricci ha esteso le proprie deleghe all’interno del comitato esecutivo anche per la nuova area del business development a supporto dei dipartimenti. Sempre a partire da aprile, con il rinnovo dei coordinatori, Lorenzo Attolico ha sostituito Paolo Lazzarino nell’area della proprietà intellettuale, Stefano Padovani è subentrato a Corrado Verna per il diritto bancario e finanziario; mentre Paolo Montironi ha sostituito Giuliano Lanzavecchia per le fusioni e acquisizioni. Nel dettaglio, gli altri coordinatori sono: Giuliano Berruti per il diritto amministrativo e pubblico comunitario; Luca Toffoletti per il diritto della concorrenza ed antitrust; Paolo Gallarati per il corporate & commercial. Alberto Toffoletto è coordinatore per due aree, contenzioso e arbitrati e diritto dei mercati finanziari; Federico Manili per il diritto dell’energia, Luigi Croce per il diritto immobiliare; Michele Bignami per il diritto del lavoro e delle relazioni industriali; Guido Fauda per il restructuring & turnaround e, infine, Federico Trutalli per il diritto tributario.
In tempo di bilanci
In un momento in cui il ricorso al credito è diventato prassi nella governance finanziaria per la maggior parte degli studi italiani, nei mesi scorsi ha avuto eco la richiesta avanzata da Nctm ai suoi equity partner di versare in cassa un capitale di circa un milione di euro. « La crescita va finanziata e noi siamo riusciti a trovare le risorse internamente », è il commento di Toffoletto.
L’autofinanziamento, infatti, è la scelta preferenziale (e per ora unica) per Nctm, seguendo il principio per cui «l’assenza di debito limita le incertezze e favorisce un clima interno positivo». In una fase congiunturale come quella dei mesi scorsi, in cui i tempi di pagamento si erano diluiti – «là dove non bisogna dimenticare che 30 giorni di ritardo nei pagamenti equivalgono a un mese in meno di incasso» – risultava più complesso trovare il giusto equilibrio tra costi e ricavi. È così che ai soci è stato chiesto di finanziare il cash flow. «Un aumento di capitale da un milione – precisa Toffoletto – è nulla rispetto ai capitali che muoviamo». E aggiunge: «La cassa non ha mai dovuto attingere a quel milione, che si è rivelato solo una scelta prudenziale». Una scelta, tra l’altro, concordata da tutti i soci. Infatti, sottolinea il senior partner: «Ogni proposta viene discussa in assemblea, soprattutto se riguarda le casse dell’insegna ». Casse che, nel corso del 2013, hanno registrato un incremento delle entrate, con una variazione del 5,6%, passando dai 68 milioni del 2012 ai 71,8 dell’esercizio 2013. In termini di leva, lo studio ha segnato una crescita nel rapporto tra soci e professionisti vicino a un professionista in più per ogni socio. Un incremento spiegato da Noseda e Toffoletto nei termini di un investimento fatto per raggiungere una maggiore efficacia di sistema, dovuta all’aumento del carico di lavoro. «Nella struttura, ad oggi, non ci sono sacche di inefficienza o periodi di inoccupazione; ma certo ci devono essere dei professionisti liberi di intervenire in caso di urgenza o di sovraccarico di lavoro». Il problema di evitare lunghi periodi di inoccupazione dei professionisti è stato posto all’attenzione dei soci già nel 2011, quando si decise di sostituire il modello basato sui gruppi-socio con la messa in comune dei collaboratori all’interno dei dipartimenti, là dove ogni professionista è in carico su due dipartimenti. «Il tasso di occupazione con questo sistema è aumentato del 35% nei primi sei mesi di attuazione del sistema e lì si è fermato, dimostrando che la struttura aveva raggiunto il massimo della sua efficienza», conclude Noseda.
Obiettivo innovazione
Come più volte emerso dalle indagini condotte dal Centro Studi TopLegal, sono mosche bianche gli studi che hanno messo in campo tentativi concreti per adeguare le loro strutture al modello di business dei clienti. Molte continuano a convogliare ancora l’attenzione sul guadagno di breve periodo, cercando scorciatoie per evitare erosioni nei margini di profitto. Uno standard duro a essere superato e tutto a vantaggio dello studio è quello della fatturazione oraria, a cui non tutti sono disposti a rinunciare. Un esempio di nuovo approccio alla tariffazione è fornito proprio da Nctm, che ha realizzato un prodotto “chiavi in mano” per l’internazionalizzazione della piccola-media impresa italiana, che va dalla ricerca della società partner nel paese prescelto all’apertura della contabilità.
Evoluzione e innovazione non si esauriscono soltanto in una maggiore flessibilità tariffaria. Lo studio, infatti, da anni investe in tecnologia. «I parametri europei dicono che il 3% del fatturato va investito in innovazione e noi lo facciamo da dieci anni», spiega il senior partner. Investimenti che sono valsi allo studio l’inserimento per due anni consecutivi nella prestigiosa classifica del «Financial Times Innovative Lawyers» e nel 2012 la vittoria del TopLegal Awards per la categoria Studio dell’anno innovazione. «Innovare è faticoso e non sempre i risultati sono quelli attesi – conclude Toffoletto – nessuno può essere certo che quello che stiamo facendo funzionerà ma è necessario non smettere mai di migliorarsi». A giudicare l’efficacia del modello Nctm sarà il tempo (i due soci definiscono questo modello, appunto, un «progetto in devenire»). Lo studio, intanto, affronta la sfida adeguando il modello al mondo che cambia.
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