di Daniele Tortoriello
Lo spirito imprenditoriale è parte del Dna di Luca Rancilio, amministratore delegato di Rancilio Cube Sicaf, fin da quando ha mosso i primi passi nell’azienda di famiglia, Rancilio Group, fondata dal nonno negli anni Venti, per la produzione di macchine da caffè espresso per i bar. La terza generazione della famiglia, a cui egli appartiene e composta da quattro cugini, assume le redini dell’azienda in giovane età, tra i 20 e 24 anni, nel 1991. «Degli startupper in un’impresa della old economy, già piuttosto grande che esporta in tutto il mondo, con centinaia di dipendenti», così descrive la situazione Rancilio. «Il fatto di essere da soli, ci ha portato a fare esperienze direttamente e ad agire con senso di responsabilità». L’azienda è comunque cresciuta, forte sia delle scelte fatte dai giovani proprietari manager sia della bontà del brand. Si arriva così al 2013, anno in cui il gruppo Rancilio viene venduto a una multinazionale del food equipment e inizia il suo percorso come investitore.
«Il mio ramo famigliare, con me ci sono mia madre e mia sorella», spiega Rancilio «intraprende un nuovo percorso, sempre però con spirito imprenditoriale. Ci riuniamo in Rancilio Cube, per fare attività di single family office, investitori con proprio capitale, cosa che non avevamo mai fatto prima». Questa doppia natura di imprenditore e investitore ha plasmato la strategia di gestione di Rancilio Cube, non solo strumenti finanziari con grado di liquidità più alto, proposti dalle banche, ma anche acquisti diretti in partecipazioni societarie. «Una volta capito come funziona il prodotto finanziario», così racconta Rancilio questo passaggio fondamentale, «ho iniziato a fare investimenti in venture capital in Italia e subito dopo all’estero, per esempio in Deliveroo e Sumup».
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