È il 1999 e negli Stati Uniti è appena nato Napster, il primo sistema peer-to-peer di massa per la condivisione di file musicali. Il mantra dei creatori è semplice e immediato «Qualsiasi canzone da qualsiasi computer, gratis». Il successo è assicurato. Una sola controindicazione: chi paga?
La denuncia delle case discografiche non tarda a farsi attendere. Poco più di un anno dopo, per avere facilitato numerosissime violazioni della legge sul copyright, permettendo a milioni di persone di scaricare canzoni senza pagarne i diritti agli autori, ai due creatori della famigerata piattaforma giungerà l’ordine del tribunale di rimuovere dalla rete i file coperti da copyright e di smantellare il sistema. Ma da quel momento il mondo del diritto d’autore non sarà più lo stesso.
La svolta del mercato unico
Oggi la rete è sempre più al centro della vita di tutti i giorni, è un dato di fatto. Da decenni la nostra realtà è mediata in maniera sempre più pressante, attraverso supporti tecnologici di ogni tipo che puntano all’intangibilità assoluta. Ma questa progressiva tecnologizzazione della nostra vita e il massiccio incremento della veicolazione di contenuti protetti da diritto d’autore in rete non sembrano essere stati seguiti da un parallelo lavoro normativo. È paradossale, dunque, che proprio il diritto d’autore che fa dell’intangibilità uno dei suoi tratti distintivi, sia messo continuamente a rischio attraverso la veicolazione di contenuti in rete.
Nel rimarcare l’assenza di cambiamenti normativi Giangiacomo Olivi, partner di Dla Piper legge però un rinnovato interesse per la materia: «Siamo di fronte a un cambiamento epocale che si sta realizzando soprattutto a livello europeo dove si sta giocando una partita davvero fondamentale sul tema e che potrebbe avere risvolti a livello globale».
Il riferimento è al tanto agognato superamento delle differenze normative tra paesi Ue derivante da un progetto di riforma complessiva del commercio elettronico e della fornitura di contenuti tra Stati membri.
Questa volontà di superare le divisioni tra Stati e di creare un mercato unitario si scontra però con un’ulteriore problematica relativa all'attuale quadro normativo: la poca attenzione regolatoria dedicata ai nuovi operatori del settore che beneficiano di vuoti normativi ricevendo un vantaggio concorrenziale non indifferente.
Secondo Stefano Previti, name partner dello studio Previti «finiscono per farsi concorrenza sullo stesso campo soggetti che sono sottoposti a regolamentazione diversa. In un quadro competitivo non omogeneo è difficile per un operatore tradizionale riuscire ad avere la meglio in un mercato dove agiscono anche soggetti che giovano di condizioni completamente diverse sul profilo burocratico-amministrativo. È qui che si intrecciano diritto della concorrenza e diritto d’autore».
L'approfondimento completo sul diritto d'autore digitale sarà disponibile sul prossimo numero di TopLegal Review in uscita il 1° giugno
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