Snam

Investire sull'etica trasversale

Il general counsel di Snam Marco Reggiani racconta la genesi di un progetto che vincola tutti i fornitori del gruppo alla stipula di un patto di integrità

02-03-2016

Investire sull'etica trasversale

Quando c'è di mezzo la prevenzione del fenomeno criminale, attenersi a quanto previsto dalla legge non sempre è sufficiente. Biso­gna spostare l’asticella un po’ più in alto. È questa la lezione che ha messo in evidenza il commissaria­mento di Italgas. L’azienda, controllata al 100% da Snam, è stata messa sotto “tutela” dal Tribunale di Palermo ai sensi del Codice antimafia, per verificare possibili infiltrazioni della criminalità organizzata.

A distanza di un anno dall’inizio del provvedi­mento, nel luglio 2015, l’amministrazione giudi­ziaria è stata revocata. Italgas è stata totalmente riconsegnata, nulla è stato confiscato, non c’è stata evidenza di alcun avviso di garanzia né tantomeno di licenziamenti di persone dell’azienda. Ma, al di là del risultato finale positivo, Snam – il cui principale azionista è Cassa Depositi e Prestiti (attraverso Cdp Reti) – ha subìto un danno reputazionale ed economico significativo. Un danno che, ai margini dell’accaduto, è stato quantificato agli analisti dal suo stesso amministratore delegato, Carlo Malacar­ne. Durante la presentazione della relazione seme­strale, a distanza di appena quindici giorni dalla fine del commissariamento, l’Ad ha parlato di un impat­to in termini di costi operativi corrispondente a una cifra tra i 6 e i 10 milioni di euro. È così che, «a cau­sa di sospetti riguardanti un fornitore della società, che nel parco fornitori di Snam vale circa lo 0,16%, l’intero gruppo ne ha pagato lo scotto», commenta con una punta d’amarezza Marco Reggiani, general counsel di Snam e presidente di Italgas. Aggiungen­do che «è di primaria importanza fare in modo che il fatto non si ripeta».

La Direzione affari legali, societari e compliance guidata da Reggiani in seguito al commissariamen­to di Italgas ha coordinato una serie di attività di verifica e miglioramento delle procedure di grup­po. Non solo per tutelare la società, ma soprattutto per creare una best practice che potesse durare nel tempo ed essere interiorizzata e conosciuta da tutti i soggetti che si relazionano col gruppo.

La posizione di Reggiani in merito è chiara: «L’e­tica di un’azienda è sì al suo interno, ma si riflette anche attraverso la condotta dei suoi stakeholder. Se l’azienda è etica ma non lo è un fornitore, a ri­metterci è l’immagine e la reputazione di Snam. Bi­sogna, quindi, far sì che la trasparenza sia un asset trasversale a tutta la supply chain». Per raggiungere l’obiettivo, la direzione legale ha indirizzato il rapporto con i fornitori su un valore sempre più con­diviso e rilevante nell’ottica di un buon governo aziendale, quello dell’etica. A tal fine, ogni fornitore per poter avere rapporti commerciali con il grup­po deve firmare un documento denominato “pat­to etico e di integrità”, in cui si impegna a confor­mare i propri comportamenti ai principi di lealtà, trasparenza e correttezza, a rispettare e mantenere nel tempo i principi previsti nel codice etico e a di­chiarare tra l’altro eventuali pendenze processuali. Il sistema dovrebbe così tutelare l’integrità della supply chain e, in prospettiva, l’azienda stessa: al fornitore che non rispetta gli standard concordati, infatti, Snam può, sempre nel rispetto del principio di contradditorio tra le parti, mettere sotto osserva­zione, limitare, sospendere o addirittura revocare la qualifica. 

Il nuovo progetto di gestione 
Il patto etico e d’integrità rappresenta l’elemento culminante di un lavoro ben più articolato. A par­tire da un’analisi reputazionale massiva effettuata a tappeto sull’intero parco fornitori sulla base di fon­ti informative pubblicamente disponibili, il lavoro ha condotto alla creazione di un’imponente banca dati e di processi più efficaci per l’individuazione e la valutazione di informazioni rilevanti attinenti i fornitori, nonché per la determinazione di adeguate misure di tutela per la società.

Avvalendosi dell’assistenza di Transparency International Italia e della divisione Forensic di Deloitte Financial Advisory, specializzata in atti­vità di business intelligence e di internal control sy­stem, è stata avviata un’analisi reputazionale estesa a tutte le fasi rilevanti del processo di procurement: qualifica, aggiudicazione e gestione contrattuale dei fornitori, nonché autorizzazione dei subappalti e gestione contrattuale dei subappaltatori. Il control­lo, finalizzato a verificare se le singole controparti fossero in possesso dei necessari requisiti reputa­zionali per poter essere accreditati a operare con Snam, è stato esteso a oltre 2.000 controparti. Ai margini di questa analisi è stata creata una banca dati reputazionale, integrata con i sistemi informa­tici del gruppo e oggetto di un’attività periodica di aggiornamento, sia attraverso fonti interne – rac­colte nell’ambito degli accertamenti di natura etica condotti da Snam sui propri fornitori – sia attra­verso le informazioni collettate da fonti aperte quali organi di stampa, siti internet, social network e ban­che dati specializzate nella gestione di informazioni rilevanti ai fini reputazionali.

«Il progetto va oltre la piena compliance alla normativa di riferimento vigente in capo alla sta­zione appaltante prevista dal Codice appalti e dal Codice antimafia», precisa Reggiani per sottoline­are la volontà del gruppo di adottare un approccio proattivo che sia in grado di minimizzare i rischi – non solo reputazionali – per l’azienda. Non è un caso che nel corso delle analisi condotte sia capitato di individuare casi in cui la legge fosse sì rispettata, ma da fonti aperte risultasse comunque il coinvolgi­mento in indagini o procedimenti penali di società appartenenti non solo al parco fornitori, ma anche di controparti con le quali il gruppo intrattiene rap­porti commerciali. Ai margini delle attività sono emersi 422 segnali di allarme che hanno dato origi­ne, nel rispetto del principio del contraddittorio tra le parti, a circa 70 provvedimenti che hanno avuto impatto sulla qualifica o sui contratti. Nei casi peg­giori sono stati revocati alcuni contratti in essere e in due casi la revoca è finita al Tar, che finora ha dato ragione a Snam.

«Come imprenditore Snam ha deciso di met­tere a punto un sistema che in maniera inconfu­tabile dimostri un reale impegno da parte dell’a­zienda alla costruzione di rapporti trasparenti con tutte le realtà con cui si relaziona come fornitori», conclude Reggiani. Un progetto ambizioso, all’a­vanguardia tra gli strumenti utilizzati in Italia per assicurare la legalità della vita imprenditoriale, che potrebbe costituire un benchmark per altre stazio­ni appaltanti.


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