Scenari

Kwm, per l’Italia prospettiva buyout

Davide Proverbio a TopLegal: «L’intenzione è di andare sul mercato insieme come team, sempre in maniera internazionale»

23-12-2016

Kwm, per l’Italia prospettiva buyout


Una sorta di management buyout. È questo il futuro che si prospetta per la sede italiana di King & Wood Mallesons (Kwm) secondo le informazioni raccolte da TopLegal e non confermate né smentite dall’ufficio tricolore della law firm. Per il braccio europeo dell’insegna – nata nel 2013 dall’integrazione globale di Sj Berwin con la law firm del Sud-Est asiatico King & Wood Mallesons – gli ultimi 12 mesi hanno visto il susseguirsi di misure straordinarie, culminate nella richiesta di una ricapitalizzazione che ha innescato quello che alcuni osservatori hanno definito “effetto Brexit”. Ciò che si è verificato, infatti, è lo scollamento della squadra inglese – vale a dire lo zoccolo duro ex Sj Berwin – che a partire dal merger di tre anni fa aveva visto diminuire sempre più il peso specifico di Londra anche a livello di management globale, in cui non trovava rappresentanza la City: come chairman è stato nominato il fondatore di King & Wood, il cinese Wang Junfeng; come global managing partner l’australiano Stuart Fuller, in precedenza managing partner di Mallesons Stephen Jacques.

Eume: dalle misure straordinarie all’insolvenza
Nell’ultimo anno l’area Eume (Europe and Middle East) è stata soggetta prima a una profonda ristrutturazione dei soci e, successivamente, alla richiesta di una ricapitalizzazione. Per quanto attiene la riduzione dei soci, il piano messo a punto, pur non comportando la chiusura di nessun ufficio, riguardava prevalentemente proprio i soci operanti a Londra e in Germania in aree ritenute non più core a seguito della riorganizzazione delle 17 practice dello studio in tre gruppi: corporate finance and funds; dispute resolution and regulation; e real estate. Come risultato collaterale dei tagli, però, sono iniziati a migrare anche i soci operanti in aree ritenute invece strategiche. In questo clima di tensione, si è aggiunta la richiesta di un aumento di capitale ai soci Eume da effettuare in proporzione ai punti equity detenuti dai singoli soci. Sulle pagine di TopLegal Review, a ottobre il partner italiano nonché membro del board Eume Davide Proverbio aveva commentato: «Una decisione naturale data la minor capitalizzazione dell’area Eume rispetto a quelle australiana e cinese, ma comunque necessaria per allinearci alla best practice internazionale». Di diverso avviso, invece, i partner inglesi che – complice un mercato in cui le law firm americane stanno agendo in maniera particolarmente aggressiva sul fronte dei lateral e complici le aspettative deluse sul contributo al business dei mandati cinesi – hanno iniziato a spostarsi in altre insegne, lasciando la practice europea sull’orlo del fallimento.

Alla ricerca di un cavaliere bianco
Dopo l’uscita di Londra e lo svuotamento delle sedi tedesca e francese (le più colpite dalle vicissitudini della City), si è aperta una stagione di negoziazioni che ha avuto per protagoniste alcune insegne internazionali interessate ad acquisire la practice europea della law firm. Tra i primi a farsi avanti c’è stato un altro player con una forte anima cinese, Dentons, che però si è ritirato quasi subito dalle scene. Secondo quanto appreso da TopLegal, al tavolo delle trattative, ad oggi, sono ancora seduti Dla Piper, Winston & Strawn e la stessa Verein svizzera di Kwm, una struttura che consente di creare una persona giuridica per una partnership globale senza trasferire responsabilità legale alla nuova entità, sotto il cui ombrello sono incluse le tre divisioni finanziariamente distinte afferenti a Cina, Hong Kong e Australia. Attualmente, però, l’ipotesi più accreditata vedrebbe proprio la Verein intenzionata a riprendersi il maggior numero possibile di uffici europei. Contattato da TopLegal, Proverbio non conferma, sottolineando tuttavia la volontà della squadra italiana di rimanere compatta e «andare sul mercato insieme come team, sempre in maniera internazionale». Non è da escludere, quindi, una ripartenza di Kwm in Europa continentale. Se così fosse proprio la sede italiana potrebbe candidarsi ad assumere un ruolo di rilievo. Infatti, come raccontato nel numero di ottobre-novembre di TopLegal Review, è quella che da un punto di vista strutturale e operativo rispecchia meglio il focus con cui Kwm aveva deciso di delineare la sua presenza europea. L’elemento distintivo del modello italiano è un business incentrato su operazioni straordinarie nel segmento del mid-market: un business ad alta intensità di lavoro specializzato visto che il private equity è tra i clienti più sofisticati del mercato e che, quindi, richiede una squadra snella e senior. La partita per il team italiano è, quindi, aperta. Ma, intanto, sul tavolo ci sono ancora da definire dettagli importanti come l’uscita dalla Llp inglese e la mancanza di una presenza solida in piazze fondamentali come Londra e Usa.

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