di Carlotta Silvestrini*
Se chiedessimo a un gruppo di persone a quale brand pensano parlando di bibite, fast food o scarpe sportive, è facile immaginare le medesime risposte su due o tre nomi noti. Se allo stesso gruppo di persone mostrassimo elementi verbali o visuali privi di riferimenti, quali nomi o loghi, il risultato potrebbe essere lo stesso. Questo fenomeno viene definito brand recall: un collegamento immediato nella mente di un consumatore come risposta a un input anche indiretto. Raggiungere un posizionamento così forte nella mente del pubblico non è solo frutto di importanti campagne di awareness (conoscenza del marchio sul mercato). Il risultato deriva altresì da una puntuale costruzione nel tempo di capitale comunicativo. Un obiettivo ambizioso a cui puntano la maggior parte dei prodotti, ma troppo spesso trascurato nell’offerta di servizi, soprattutto nel mondo delle professioni.
Il capitale comunicativo costituisce l’insieme di elementi verbali e visuali che identificano in modo univoco un brand a seguito della loro ripetizione nel tempo. È definito capitale poiché, non solo è stato generato a fronte di investimenti, ma a sua volta diventa strumento di generazione di ricavi. Come ogni asset intangibile, quindi, lavora in modo invisibile, accresce il suo valore nel tempo e non può essere aggredito dalla concorrenza.
Generare una brand recall
Per costruire, anche in ambito legale, un capitale comunicativo in grado di valorizzare tanto il professionista quanto lo studio, occorre porsi alcune domande. Per quale motivo ci devono ricordare i clienti? Quali caratteristiche e valori ci distinguono dai nostri concorrenti? Se l’obiettivo è generare brand awareness, alle risposte di questi interrogativi... (prosegue)
*Intangible Assets Leader
L’articolo completo è stato pubblicato su TopLegal Review, nr. dicembre/gennaio 2022, ed è disponibile su E-edicola.
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